venerdì 3 maggio 2013

Malattie sessualmente trasmissibili

In medicina, una malattia venerea (o Malattia sessualmente trasmissibile - nota anche con l'acronimo MST) è una malattia infettiva che si trasmette o diffonde principalmente per contagio diretto in occasione di attività sessuali.

Oggi è noto che queste patologie sono in genere causate dalla trasmissione di batteri, virus, parassiti o funghi che passano da un corpo all'altro attraverso il contatto della pelle (o delle mucose genitali) o con liquidi organici infetti (in alcune malattie anche la saliva).
Sebbene la via di contagio sia eminentemente sessuale, talvolta vengono colpiti anche altri organi oltre a quelli genitali e si può arrivare alla morte dell'individuo colpito, o a lesioni permanenti. Inoltre, purtroppo, si possono trasmettere anche dalla madre al feto, durante la gravidanza, o dalla madre al neonato con l'allattamento.

Oggi si presta maggiore attenzione all'informazione su queste problematiche, ed è più facile dotarsi dei mezzi meccanici di prevenzione (ad esempio il profilattico), e si opera per combattere le cause di ostacolo alla prevenzione e alla cura anche in termini di psicologia (sull'individuo affetto), o di morale generale, nell'intento di abbattere il pregiudizio e avvicinare con maggiore naturalezza il paziente al medico e arginare l'ulteriore espansione della patologia.


Malattie sessualmente trasmissibili

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  1. Balanite
  2. Vaginite Da Candida
  3. Candidosi
  4. Epatite B
  5. Epatite C
  6. Gonorrea
  7. Herpes genitale
  8. Infezioni da clamidia
  9. Sifilide
  10. Tabe dorsale
  11. Trichomoniasi vaginale
  12. Virus del papilloma umano
  13. Mollusco contagioso
  14. Condiloma acuminato

giovedì 2 maggio 2013

Infezioni da Condiloma acuminato

Il condiloma acuminato (o verruca genitale, verruca venerea, verruca anale e verruca anogenitale) è una malattia altamente contagiosa a trasmissione sessuale causata da alcuni sottotipi di Papillomavirus umano (HPV). Si sviluppa attraverso il contatto diretto cute-cute durante il sesso orale, genitale, o anale con un partner infetto. Le verruche sono il segno più facilmente riconoscibile dell'infezione genitale da HPV. I tipi 6 e 11 di HPV sono responsabili del 90% dei casi di condilomi genitali. Fra coloro che vengono infettati dal HPV genitale si stima che solo una "piccola percentuale" (tra l'1% e il 5%) sviluppi le verruche genitali. Tutti gli infetti sono invece in grado di trasmettere il virus.
Altri tipi di HPV sono in grado di causare il cancro cervicale e, probabilmente, diversi tipi di cancro anale. Tuttavia è importante sottolineare che i vari tipi di HPV che causano la stragrande maggioranza dei condilomi genitali non sono gli stessi che possono aumentare il rischio di cancro genitale o anale. Alcuni studi hanno verificato che la prevalenza dell'HPV in un dato momento può raggiungere il 27% di tutte le persone sessualmente attive, e sale al 45% nella fascia di età tra i 14 ei 19 anni.

Sintomi

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Le verruche genitali spesso compaiono a grappoli e possono essere molto piccole o possono diffondersi in grandi masse nella regione genitale o sul pene. In altri casi appaiono come steli di piccole dimensioni. Nelle donne si localizzano sui genitali esterni e all'interno della vagina, sulla apertura (cervice) dell'utero, intorno o dentro l'ano . La prevalenza è simile a quella che si ha nel sesso maschile, ma i sintomi possono essere meno evidenti. Quando sono presenti, di solito si vedono molto bene sul glande (la punta del pene). Possono comunque localizzarsi anche sul corpo del pene, sullo scroto, e intorno o dentro l'ano. Raramente, le verruche genitali possono svilupparsi in bocca o nella gola dei soggetti che hanno praticato sesso orale con una partner infetto.
Le particelle virali sono in grado di penetrare attraverso la pelle e le mucose tramite abrasioni microscopiche nella zona genitale, che si verificano durante l'attività sessuale. Una volta che le cellule sono invase da HPV, può verificarsi un periodo di latenza (silente) di mesi o anni, totalmente asintomatico. HPV permane nell'organismo per diversi anni senza dare alcun segno di sé. Copulare con un partner affetto da una infezione latente da HPV e che non dimostra alcuna manifestazione esteriore espone comunque al rischio di contagio. Se un soggetto ha rapporti sessuali non protetti con un partner infetto, c'è una probabilità del 70% che ne venga infettato. Il sistema immunitario cerca di eliminare il virus attivando il sistema delle interleuchine, che reclutano nel processo gli interferoni, i quali rallentano ed inibiscono la replicazione virale.

Trattamento

Non esiste una cura specifica per HPV. Esistono invece metodi per curare le verruche visibili, che vengono trattate per ridurre l'infettività del paziente, anche se non esistono prove di riduzione certa della trasmissione del virus una volta che le verruche siano state rimosse. Le verruche dei genitali possono scomparire anche senza trattamento, ma a volte possono dare luogo a piccoli rilievi di aspetto carnoso. Non c'è modo di prevedere se la verruca si svilupperà o scomparirà. Le verruche a volte possono essere identificate perché si mostrano con un aspetto biancastro che fa seguito all'applicazione di acido acetico. Questo metodo non è tuttavia raccomandato sulla vulva perché sia i microtraumi che zone di infiammazione possono dare luogo al medesimo aspetto, talvolta definito come acetowhite. Sia una lente di ingrandimento che il ricorso alla colposcopia possono essere utilizzati come metodi per aiutare ad identificare piccole verruche. A seconda delle dimensioni, localizzazione ed altri aspetti si consiglia uno specifica strategia di trattamento. Podofilox è il trattamento di prima linea grazie al suo basso costo. Quasi tutti i trattamenti possono potenzialmente causare depigmentazione o cicatrici.



Mollusco contagioso

Il mollusco contagioso è un'infezione virale che causa lesioni papulose della pelle o, occasionalmente, alle mucose. Detto anche, in latino, molluscum contagiosum, traducibile come morbido e contagioso.
È una malattia che colpisce molto più spesso i bambini fino ai 10-12 anni.Il molluscum contagiosum virus (MCV) appartiene alla famiglia Poxviridae, sottofamiglia Chordopoxvirinae, genere Molluscipoxvirus. Il termine pox contenuto nel nome di questi virus, deriva dalle vescicole (in inglese: poxes) prodotte dal virus del vaiolo (smallpox).


Sintomi

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La malattia si manife­sta con papule (lesioni cupoliformi), con un leggero incavo al centro detto “ombelicatura”, che possono essere da un paio fino ad un centinaio e possono situarsi in ogni parte del corpo salvo che sulla pianta dei piedi e sul palmo delle mani. In genere il contagio si può contrarre toccando una parte di una persona che ne è colpita o, per esempio, attraverso asciugamani, accappatoi, equipaggiamenti ginnici condivisi tra più persone.

Trattamento

Il trattamento varia, a seconda del caso bambino/adulto e del numero delle lesioni. Se le papule sono poche si possono asportare in anestesia locale mediante cucchiaio tagliente (curette). Si usano anche disinfettanti allo iodio, oppure si procede alla distruzione delle papule mediante toccature con acidi, oppure anche con altri me­todi come il congelamento e la bruciatura, ma non sui bambini, in quanto pratiche dolorose. Vi sono anche altri trattamenti con farmaci alternativi, per esempio lo ZymaDerm, oppure con farmaci usati normalmente per l’acne come la tretinoina o l'isotretinoina; un altro approccio nuovo è quello di applicare direttamente sulle lesioni farmaci antivirali quali il cidofovir o l’imiquimod. Le pa­pule possono anche scomparire da sole nel giro di 6 mesi-un an­no, ma se molto grosse e infiam­mate possono lasciare cicatrici. Trattandosi di una malattia infet­tiva e virale che si trasmette da uo­mo a uomo, è richiesta la massima prudenza da parte di chi è affetto dalla malattia, al fine di diminuire il pericolo di contagio di terze persone. Il riconoscimento preco­ce è di grande importanza sia per il trattamento sia per il conteni­mento del contagio verso gli altri. Spesso si osserva un ri­tardo nella diagnosi e nella cura, dovuto al fatto che le lesioni solitamente non sono né dolorose né pruriginose, e quindi, a prescindere dall'aspetto estetico, non causano disturbo.

Infezioni da clamidia

Con il termine infezioni da clamidia si indicano una varietà di patologie causate nell'uomo da un batterio gram-negativo, Chlamydia trachomatis. Si tratta di infezioni trasmesse per via sessuale, fra loro il linfogranuloma venereo, la malattia infiammatoria pelvica e il tracoma.
La trasmissione avviene per contagio interumano, sia per via sessuale che nel parto.





Sintomi

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Le infezioni sessuali, nelle donne, risultano asintomatiche nel 75% dei casi mentre negli altri casi si comporta come una sindrome essudativa, con uretrite nel maschio e cervicite nella donna. In una seconda fase l'infezione può estendersi al tratto genitale.
I sintomi possono risultare comunque difficili da individuare (es. nicturia saltuaria, sensazione di tensione nella regione perineale o prurito sui genitali), fino a quando non si manifestano casi evidenti di uretriti o prostatiti. Nella donna si può arrivare anche a salpingite e malattia pelvica infiammatoria, con conseguenze anche gravi quali infertilità, poliabortività o gravidanza ectopica.
L'infezione neonatale, contratta durante il passaggio del feto nel canale del parto infetto, insorge con una frequenza del 30-40%. Fino alla metà dei neonati infetti presenta segni di patologia oculare (congiuntivite purulenta) e circa il 10-20% sviluppa una grave pneumopatia interstiziale infantile.

Diagnosi


La diagnosi delle infezioni da clamidie non può prescindere dall'apporto del laboratorio, poiché l'anamnesi e l'esame obiettivo non sono sufficienti per la diagnosi eziologica. L'indagine microbiologica si avvale principalmente della ricerca delle clamidie nel materiale patologico (diagnosi diretta). A questo riguardo, di fondamentale importanza è la corretta raccolta dei campioni da sottoporre a indagine al fine di acquisire risultati affidabili. Occorre evidenziare che l'indagine sulla donna deve essere condotta sia mediante tampone cervicale che mediante tampone uretrale, esame quest'ultimo che non sempre viene prescritto, col rischio di false negatività. La Clamidia, infatti, può annidarsi anche solo all'interno dell'uretra femminile. Gli esami di laboratorio possono richiedere tempi lunghi per una risposta (3-7 giorni), e si può ricorrere all'immunofluorescenza diretta, con la quale si ricercano antigeni proteici di membrana dei corpi elementari direttamente nel campione, tramite anticorpi monoclonali marcati con fluoresceina. Il campione viene esaminato al microscopio a fluorescenza e il risultato si ottiene in meno di un'ora. Altre tecniche diagnostiche dirette: colturali, immuno-enzimatiche (ELISA), biologia molecolare.
ELISA, sia diretta, con la ricerca dell'antigene lipopolisaccaridico nelle urine (LPS), che indiretta.

Terapia


Si somministrano antibiotici come tetraciclina, doxiciclina ed eritromicina o le più recenti azitromicina e ofloxacina. La doxiciclina è efficace con cicli di 15-21 giorni (200 mg/giorno), intervallati da altrettanti giorni di riposo. A causa delle possibili resistenze all'antibiotico, che hanno cominciato di recente a riscontrarsi, si possono rendere necessari più cicli di terapia. Da recentissimi studi, pubblicati su PubMed, molto efficace risulta essere la prulifloxacina, antibiotico appartenente alla famiglia dei chinolonici di ultima generazione. La somministrazione deve avvenire con due cicli da 15 giorni intervallati da 15 giorni senza terapia.
Durante la terapia si sconsiglia l'assunzione di latticini, in quanto assorbono e depotenziano l'antibiotico. Inoltre l'uso prolungato di antibiotici può determinare l'insorgenza di candida intestinale, per cui può essere opportuno assumere contestualmente un antimicotico per attenuare i rischi. Durante la terapia, in ogni caso, devono essere evitati rapporti sessuali non protetti, anche se entrambi i soggetti sono in terapia, per evitare di renderla inefficace per reinfezione continua. Se si sono avuti rapporti orogenitali, deve essere data per scontata la possibilie localizzazione del germe a livello faringeo e quindi devono essere evitati contatti bocca-bocca e bocca-genitali per tutta la durata della terapia.


Tabe dorsale

La tabe dorsale è una mielo-meningoradicolite che interessa i cordoni posteriori del midollo spinale, manifestazione dell'infezione da sifilide.È la più grave manifestazione della sifilide terziaria e colpisce uomini con più frequenza rispetto alle donne.È causata dal batterio treponema pallidum, e si presenta dopo un intervallo di 5-15 anni (con casi che arrivano a 35 anni) dall'infezione primaria, a seguito di una riattivazione dell'agente eziologico. La risposta immunitaria produce lesioni infiammatorie che si sviluppano nei nervi radicolari (nevrite radicolare trasversa) con distruzione progressiva delle radici posteriori e sclerosi dei cordoni posteriori.


Sintomi

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La sintomatologia risulta variabile, per lo più si osservano gravi disturbi della coordinazione dei movimenti generalizzati oppure circoscritti agli arti inferiori e al tronco, più raramente ai soli arti superiori, alla lingua, alla faccia, secondo la localizzazione e l’estensione del processo.
Frequente una particolare forma di dissociazione sensitiva (dissociazione tabetica) in cui diminuisce o scompare la sensibilità profonda o tattile ma restano quelle termica e dolorifica. Si può osservare l'assenza dei riflessi.
Si osservano anche parestesie, dolori ad accessi e crisi viscerali gastriche, laringee, cardiache, intestinali, diaframmatiche ed epatiche.
Spesso si osservano artropatie del ginocchio e dell’anca, osteite rarefacente, male perforante plantare, paralisi e paresi, soprattutto dei nervi oculomotori e della laringe, atrofia ottica e rigidità pupillare (segno di Argyll-Robertson: scomparsa del riflesso pupillare alla luce, con persistenza di quello dell’accomodazione) e arteriopatie obliteranti con sede elettiva agli arti inferiori.
Si osserva anche mancanza di controllo degli sfinteri e atassia.

Terapia

La terapia attuale è penicillina per 10-14 giorni oppure benzilpenicillina. La terapia antibiotica arresta il decorso della malattia ma non è in grado di ripristinare le funzionalità lese.

Epatite C

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L'epatite C è una malattia infettiva, causata dall'Hepatitis C virus (HCV), che colpisce in primo luogo il fegato (epatite). L'infezione è spesso asintomatica, ma la sua cronicizzazione può condurre alla cicatrizzazione del fegato e, infine, alla cirrosi, che risulta generalmente evidente dopo molti anni. In alcuni casi, la cirrosi epatica potrà portare a sviluppare insufficienza epatica, cancro del fegato, varici esofagee e gastriche.

L'HCV è trasmesso principalmente per contatto diretto con il sangue infetto, spesso dovuto all'uso di droghe per via endovenosa, a presidi medici non sterilizzati e trasfusioni di sangue. Si stima che circa 130-170 milioni di persone al mondo siano infettate dal virus dell'epatite C. L'esistenza dell'epatite C, in origine definita "epatite non A non B", è stata ipotizzata nel 1970 e confermata nel 1989.
Il virus persiste nel fegato di circa l'85% delle persone infette. Questa infezione persistente può essere trattata con i farmaci interferone e ribavirina, che rappresentano la terapia di riferimento. Complessivamente il 50-80% dei pazienti trattati guarisce, mentre coloro che sviluppano cirrosi o cancro possono necessitare di un trapianto di fegato. Al 2012 nessun vaccino efficace contro l'epatite C è ancora disponibile.

Diagnosi

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Vi sono una serie di test diagnostici per l'epatite C, tra cui: il test ELISA, il test Western blot e la verifica della presenza di RNA virale tramite reazione a catena della polimerasi (PCR) L'RNA del virus può essere rilevato tramite PCR tipicamente da una a due settimane dopo l'infezione, mentre la formazione degli anticorpi può richiedere più tempo e quindi inizialmente possono non essere rilevati.
L'epatite C cronica è definita come l'infezione da virus dell'epatite C, individuato in base alla presenza del suo RNA, persistente per più di sei mesi. Le infezioni croniche sono in genere asintomatiche durante i primi decenni e quindi vengono più frequentemente scoperte in seguito ad indagini effettuate dopo una rilevazione di elevati livelli di enzimi epatici o nel corso di un'indagine di screening in individui ad alto rischio. Il test non è in grado di distinguere tra infezioni acute e croniche.

Trattamento farmacologico


In generale, il trattamento farmacologico è consigliato nei pazienti con alterazioni epatiche provocate dal virus. Il trattamento di riferimento è una combinazione di interferone alfa pegilato e ribavirina, da assumersi per un periodo di 24 o 48 settimane, a seconda del genotipo del virus HCV. Si è osservato che questa terapia porta a miglioramenti nel 50-60% dei casi.
Per il genotipo 1 ed il genotipo 4, considerati meno sensibili all'interferone, un ruolo importante nella risposta alla terapia è giocato dalla carica virale nel sangue prima dell'inizio della cura.
Nel corso del 2011, sono stati approvati due nuovi farmaci antivirali, il boceprevir e il telaprevir, che andranno ad affiancare l'interferone e la ribavirina contro i genotipi più difficili da trattare, in particolar modo il genotipo 1, portando il tasso di guarigione dal 40% al 70%. Gli effetti collaterali del trattamento sono frequenti, con la metà dei pazienti che avverte sintomi di tipo influenzali e con un terzo che presenta problemi emotivi. Il trattamento che avviene durante i primi sei mesi risulta più efficace rispetto a quando l'epatite C diventa cronica.
Nei pazienti affetti da talassemia, la ribavirina sembra essere utile, ma aumenta la necessità di trasfusioni.
Diverse terapie alternative sono rivendicate dai loro fautori per essere utili per l'epatite C, come l'utilizzo di cardo mariano, ginseng o argento colloidale. Tuttavia, nessuna terapia alternativa ha dimostrato di migliorare i risultati per il trattamento dell'epatite C e non esiste alcuna prova che queste terapie abbiano alcun effetto sul virus.


martedì 16 aprile 2013

Spiaggia e infezioni . Le regole per proteggersi


E' una domanda che mi fanno in molti: spesso esiste la convinzione che la sabbia del mare sia veicolo di infezioni, così come l'acqua del mare e quella della piscina. Facciamo subito una differenza sostanziale: il Mare è nettamente più sicuro di una piscina per la trasmissione delle infezioni.

Ma ci sono dei distinguo per entrambi. Vediamoli.



lunedì 25 marzo 2013

Epatite B


La malattia

Il virus dell'epatite B (HBV) è trasmesso da una persona all'altra col sangue e con i fluidi corporei, in genere attraverso i contatti sessuali o l'uso di iniezioni di droghe. Tuttavia circa il 30% delle persone che si sono infettate, non ha fattori di rischio noti. Il virus può essere trasmesso ai neonati dalle madri infette. L'infezione colpisce in particolare il fegato.

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I sintomi della malattia acuta da HBV variano e possono comprendere perdita di appetito, affaticamento, nausea, ittero (colore giallo degli occhi e della pelle), dolore alle articolazioni e rash (rossore) cutaneo. Più della metà dei bambini che acquisiscono l’infezione non mostrano segni o sintomi, anche se possono diventare portatori cronici.  Circa il 90% dei bambini che sono infettati alla nascita dalla loro madre e il 30%-50% di quelli che si infettano all'età di 5 anni, diventano portatori cronici dell'HBV, mentre le persone che si infettano da adulti hanno soltanto un 6-10% di rischio di infezione cronica. I portatori cronici possono sviluppare una epatite cronica o il tumore del fegato. L’epatite B è soprattutto grave per queste complicanze croniche che si sviluppano a distanza di 30 - 40 anni nei portatori cronici.  Più giovane è il paziente quando acquisisce la malattia, più è probabile che sviluppi una malattia cronica del fegato o il tumore.

I dati di sorveglianza indicano che la frequenza dell’epatite acuta da HBV in Italia si è notevolmente ridotta nell’ ultimo decennio, dopo l’introduzione della obbligatorietà della vaccinazione.


Il vaccino

L'attuale vaccino è costituito da una proteina della superficie del virus (HBsAg) sintetizzata utilizzando la tecnica del DNA ricombinante. 
Per l'immunizzazione dei nuovi nati, di solito oggi, viene utilizzato il vaccino esavalente che oltre a proteggere contro l’epatite B previene anche la difterite, la poliomielite, il tetano , la pertosse e le infezioni invasive da HIB.


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Sifilide


Cos'è la Sifilide?
La Sifilide è causata dal batterio Treponema pallidum . È una malattia complessa che causa vari sintomi nelle diverse fasi dell'infezione. Se non viene curata, la Sifilide può avere complicazioni molto serie.

Come fa qualcuno a prendere la Sifilide?
La Sifilide è trasmessa attraverso contatto sessuale (sesso vaginale, anale o orale) con una persona infetta. In particolare il batterio della Sifilide viene trasmesso attraverso contatto diretto con le ferite della Sifilide, che principalmente accadono nella zona genitale sia degli uomini sia delle donne. Poiché le ferite sono spesso indolori, le persone non sanno di essere infette.

Quali sono i fattori di rischio della Sifilide?
I fattori di rischio primari della Sifilide includono:
Intraprendere sesso rischioso
Fare sesso con più di un partner
Essere in una relazione sessuale con qualcuno che ha molteplici partner di sesso.


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Come potete evitare di prendere la Sifilide?
La possibilità di diventare infetti con la Sifilide può essere ridotta evitando comportamenti sessuali rischiosi.
Per ridurre i rischi:
Usate profilattici di lattice o di poliuretano durante i rapporti sessuali
Limitate il numero di partner di sesso
Se siete stati curati recentemente o state per essere curati per la Sifilide, dovete assicurarvi che il vostro (o i vostri) partner ricevano anche loro le cure per evitare di essere infettati nuovamente. I partner di sesso devono ricevere le cure anche se non hanno nessun sintomo.

Quali sono i sintomi della Sifilide?
Il primo sintomo della Sifilide è di solito un piccola ferita indolore (sifiloma) nella zona a contatto sessuale (pene, vagina, ano, retto, o bocca). La ferita di solito appare 2-6 settimane dopo l'esposizione e sparisce entro poche settimane. Circa 2 -6 mesi dopo che la ferita guarisce, si può rilevare un'eruzione cutanea in tutto il corpo (inclusi i palmi delle mani e le piante dei piedi), linfonodi gonfi, febbricola o affaticamento. Questi sintomi spariscono entro poche setimane. Anche se i sintomi iniziali della Sifilide svaniscono da soli, il batterio della Sifilide rimarrà nel corpo se non viene curato.

Può un'infezione di Sifilide portare ad altri problemi di salute?
La Sifilide è un'infezione molto seria sia per gli uomini sia per le donne. Essa si diffonde attraverso tutto il corpo. Senza un'opportuna terapia antibiotica, la malattia può causare cardiopatie, demenza, cecità, paralisi e morte. L'infezione della Sifilide può incrementare il rischio di acquisizione o trasmissione dell' infezione HIV , il virus che causa l' AIDS .

Qual'è l'incidenza della Sifilide sulla gravidanza?
La Sifilide può essere trasmessa da madre a bambino durante la nascita, concludendosi con una Sifilide congenita. I bambini con Sifilide congenita possono soffrire di cecità, altri gravi danni degli organi e morte

Come viene diagnosticata la Sifilide?
La Sifilide può essere diagnosticata in diversi modi. Un campione della ferita della Sifilide può essere esaminato al microscopio. Inoltre un esame del sangue può essere usato per diagnosticare la Sifilide.

C'è una terapia o una cura per la Sifilide?
La Sifilide viene curata con la penicillina (un farmaco antibiotico). Le persone che hanno avuto la Sifilide per meno di un anno possono essere curate con una dose di penicillina. Per le persone che hanno avuto la Sifilide per più tempo, saranno richieste più dosi di penicillina.
È importante che vi assicuriate che anche il vostro partner riceva la terapia per evitare di essere nuovamente infettati. Evitate di fare sesso mentre siete curati per ridurre le possibilità di ottenere nuovamente l'infezione o di trasmetterla a qualcun altro.

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mercoledì 13 marzo 2013

Infezioni da Mononucleosi


Eziologia: Infezione da Mononucleosi (IM) è un’ infezione virale molto comune. La causa principale di IM (80% dei casi) è il virus di Epstein-Barr (EBV) o Human Herpes Virus 4. EBV fa parte della famiglia degli Herpes Virus. Il termine "mononucleosi" si riferisce all’aumento di un particolare tipo di globuli bianchi (linfociti) nel sangue rispetto agli altri componenti del sangue legato all’infezione da EBV.

Infezioni mortali e uso di antibiotici


Quella degli antibiotici è una questione sempre aperta.
E, sebbene da quando sono stati scoperti abbiano permesso di salvare milioni di vite, c’è il rovescio della medaglia. La storia infatti ci racconta come l’uso sempre più intensivo che si è avuto nel tempo abbia portato a tutta una serie di problemi: uno su tutti, la resistenza dei batteri a questi farmaci. Per “resistenza”, s’intende che l’antibiotico preposto a uccidere il determinato batterio non è più efficace, per cui l’agente patogeno non viene eliminato e l’infezione resta e si aggrava.

Il vaccino serve! Infezioni da pneumococco

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le infezioni da pneumococco rappresentano, ancora oggi, la prima causa nel mondo di morte per malattie prevenibili tramite vaccino nei bambini di età inferiore a 5 anni. Un grosso passo in avanti nella prevenzione è stato fatto grazie alla recente introduzione anche in Italia del vaccino antipneumococcico 13-valente, contenente i sierotipi di pneumococco più frequentemente responsabili di malattia. Questo vaccino ha infatti ridotto l’isolamento nel nasofaringe (naso e gola) dei bambini sani di alcuni dei sierotipi in esso contenuti. Lo hanno rivelato a Milano gli esperti intervenuti al II Congresso «La pediatria nella pratica clinica». Durante la manifestazione sono stati presentati i risultati preliminari di uno studio condotto su circa 1200 bambini, tra i 3 mesi e i 5 anni, con lo scopo di valutare gli effetti della nuova compagna vaccinale con il vaccino 13-valente, che ha sostituito da qualche anno il vaccino 7-valente.

giovedì 28 febbraio 2013

Le infezioni vaginali


Le infezioni vaginali sono il motivo più frequente di consultazione ginecologica nelle donne adulte. Secondo le statistiche riguardano ciascuna almeno una volta nella vita
Le forme di infezione più correnti, quasi il 90% delle vaginiti, sono la vaginosi batterica e la vaginite micotica o da lieviti. La vaginite da trichomonas rappresenta da sola circa il 10% di tutte le infezioni.








La vaginosi batterica
Risultato di uno squilibrio nella flora vaginale, la vaginosi batterica è l'infezione vaginale più frequente. Normalmente la vagina contiene diversi batteri tra i quali uno, il lactobacillus di Doderlein che  mantiene localmente l'acidità necessaria per evitare la moltiplicazione di organismi indesiderabili. Nel caso della vaginosi batterica, i lactobacilli diminuiscono e i batteri nocivi proliferano in modo anomalo con concentrazione batterica che aumenta di circa 100 volte. Uno dei batteri più frequentemente responsabile delle vaginosi batteriche è la Gardnerella vaginalis, il cui contagio avviene tramite rapporti sessuali. I sintomi dell'infezione si manifestano con perdite vaginali importanti dal caratteristico odore sgradevole in genere più forte dopo i rapporti sessuali, di tipo omogeneo e di colore grigiastro. Quasi la metà delle donne che soffrono di vaginosi batterica non percepirà alcun sintomo e l'infezione sarà scoperta per caso durante un esame di routine; contrariamente agli altri tipi di vaginite, la vaginosi non comporta abitualmente disturbi o irritazioni vaginali. Se avete un nuovo partner sessuale o se avete più di un partner, i rischi di contrarre la vaginosi batterica aumentano. Per la terapia saranno impiegati antibiotici orali o vaginali, e poiché ciascuna soluzione presenta vantaggi e inconvenienti, questi devono essere discussi con il medico curante.


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La vaginite micotica o da lieviti
Tre donne su quattro soffriranno di vaginite micotica (o da funghi) almeno una volta nella vita e la metà di loro avrà una o più recidive. Come indica il suo nome, questo tipo di vaginite è causata nella maggior parte dei casi da un fungo chiamato candida albicans, mentre più rare sono le forme causate da altri agenti come la Candida glabrata, tropicalis, krusei, ecc.  La malattia si manifesta con perdite vaginali bianche, inodori e pastose, con prurito e irritazione vulvare soprattutto durante i rapporti  sessuali. Il bruciore può essere particolarmente frequente durante la minzione. I fattori di rischio per lo sviluppo di una vaginite micotica sono la gravidanza, i contraccettivi orali, gli steroidi, gli antibiotici, alcune malattie come il diabete, l'impiego esagerato delle lavande vaginali e dei deodoranti intimi e infine  l'uso di biancheria intima sintetica o troppo stretta. Il trattamento è basato su farmaci orali o vaginali.



La vaginite da trichomonas
La vaginite da trichomonas è una malattia sessualmente trasmessa che rappresenta circa il 10% di tutte le vaginiti. Essa provoca delle perdite giallognole maleodoranti, prurito vaginale, irritazioni della mucosa vaginale con diffuso eritema e piccole petecchie, arrossamento della vulva  e una sensazione di bruciore durante la minzione. Il trichomonas può essere presente sulle salviette o sui costumi da bagno umidi, sulle tavolette del water o sulle salviette igieniche, ma è raro contrarlo per vie diverse dal rapporto sessuale.  Il trattamento consiste in genere nell'assunzione di antibiotici orali.



Curare anche il partner?
Anche se è chiaro che la vaginite da trichomonas si trasmette per via sessuale e che questo tipo di infezione comporta obbligatoriamente il trattamento del partner, non è così evidente che la vaginosi batterica o la vaginite micotica si trasmettano allo stesso modo. Ecco perché in genere non si cura anche il partner in questo tipo di infezioni. Tuttavia, se avete vaginiti a ripetizione o se il vostro partner manifesta dei sintomi, farete bene a parlarne al vostro medico che stabilirà se è o meno indispensabile trattare anche il partner.




I farmaci da banco
Se sospettate di avere un'infezione vaginale dovete rivolgervi subito al vostro medico per identificare con precisione il tipo di infezione di cui soffrite. La diagnosi viene effettuata infatti valutando i sintomi, con la visita ginecologica e con l'eventuale utilizzo dell'esame colturale. Il trattamento è diverso in funzione del tipo di infezione e alcuni farmaci in vendita libera possono addirittura peggiorare un'infezione per la quale non sono stati concepiti. Tuttavia, se avete già ricevuto una diagnosi di vaginite micotica e se ne riconoscete bene i sintomi, potete chiedere al vostro medico se potete far uso dei farmaci da banco. Per il trattamento della vaginosi batterica non esistono farmaci senza prescrizione, e lo stesso discorso vale anche per la vaginite da trichomonas. Ecco perché è indispensabile rivolgersi al medico prima di cominciare un trattamento qualsiasi. Infine, le lavande vaginali e i deodoranti non curano le vaginiti e in alcun caso devono essere utilizzati prima di una accurata visita ginecologica. Attenzione, mascherare un sintomo non vuol dire curarlo!


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Come si prevengono le infezioni vaginali
L'uso del preservativo è il metodo più efficace per evitare la vaginite da trichomonas, al contrario degli spermicidi che non hanno invece alcun effetto in questo senso e perciò non devono venire utilizzati come mezzo di prevenzione. Inoltre, usati più di tre volte alla settimana, possono provocare irritazione. Nel caso delle vaginosi batteriche e delle vaginiti micotiche, che tendono a recidivare, alcune semplici precauzioni possono aiutare a ridurre i rischi:
  • indossate solo biancheria di puro cotone, evitate i collants e i pantaloni troppo aderenti perché creano una zona umida propizia alla proliferazione dei funghi. Preferite le gonne, soprattutto in estate. Cambiate la biancheria intima almeno una volta al giorno.
  • preferite la doccia al bagno e non utilizzate sapone per lavare la vulva. Dopo esservi lavate con cura, assicuratevi di asciugarvi alla perfezione le parti intime, ovviamente con una salvietta pulita. Non scambiate le salviette con altre persone, neppure con i familiari, e lasciatele asciugare perfettamente prima di riutilizzarle.
  • quando andate in bagno, usate la carta dal davanti verso il dietro, per prevenire il trasporto dei batteri dal retto alla vagina.
  • non indossate troppo a lungo un costume da bagno umido o bagnato, cambiatevi il più presto possibile e non indossate di nuovo lo stesso costume prima che sia completamente asciutto
  • evitate ogni contatto tra la mucosa vaginale e i deodoranti o i profumi, attenzione in particolare alle salviette igieniche, la carta igienica, i saponi e i prodotti per il bagno
  • usate il preservativo con ogni nuovo partner e sempre se ne avete più di uno, e se presentate sintomi di infezione evitate i rapporti sessuali con penetrazione
  • preferite i tamponi interni agli assorbenti esterni, assicuratevi che non siano profumati e non indossateli mai per più di quattro ore consecutive
  • sciacquate con cura la vostra biancheria, e se possibile stiratela con il ferro a vapore per sbarazzarvi di eventuali funghi
  • non prendete inutilmente gli antibiotici; se fate uso di contraccettivi orali e soffrite di vaginiti a ripetizione, cercate insieme al vostro medico un mezzo di contraccezione alternativo
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Herpes simplex


Anche i virus possono provocare infezioni a livello vaginale: è il caso dell'Herpes simplex (HVS-1 e HVS-2), lo stesso patogeno responsabile del comune Herpes labiale. L'herpes simplex genitale - o più semplicemente Herpes genitale - è responsabile di lesioni papulose sulle delicate zone intime, fastidiose, dolorose o purulente. Il patogeno trasmette l'infezione per semplice contatto sessuale non protetto con soggetti contagiati; il rischio di contrarre l'infezione aumenta in caso di calo delle difese immunitarie, stress, alterazioni dell'equilibrio ormonale e compromissione del sistema immunitario.

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SINTOMI: la sintomatologia che accompagna l'infezione vaginale da Herpes simplex è spesso associata alla formazione di vesciche biancastre direttamente sui genitali, sia sulla pelle che sulle mucose. L'infezione può estendersi oltre la vagina ed intaccare anche la cervice uterina e l'uretra.
FARMACI: seppur non esista una cura definitiva volta ad eradicare permanentemente il virus dell'Herpes simplex, in commercio esistono numerose sostanze farmacologiche in grado di ridurre il rischio di recidive e minimizzare i sintomi. I farmaci più adatti a tale scopo sono gli antivirali, da assumere per via sistemica o da applicare direttamente in situ; anche il partner sessuale dovrebbe seguire una strategia terapica simile, per evitare di diffondere il virus nuovamente. L'intervento immediato è indispensabile per accorciare i tempi di guarigione e recupero dall'infezione vaginale.


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Trichomonas vaginalis


Altra infezione vaginale trasmessa sessualmente è la tricomoniasi: come il termine preannuncia, la malattia è causata da un protozoo flagellato noto come Trichomonas vaginalis, implicato nelle malattie veneree più diffuse al mondo. La trasmissione dell'infezione è possibile anche, semplicemente, utilizzando asciugamani e biancheria infetta o per via materno fetale.
Il parassita, attecchendo alle mucose delle pareti vaginali, altera la flora batterica locale, competendo con i lattobacilli normalmente presenti, la cui funzione è quella di difendere la vagina da eventuali insulti patogeni.

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SINTOMI: l'infezione vaginale scatenata da Trichomonas vaginalis non sempre si manifesta con sintomi importati. Quando l'attacco risulta particolarmente feroce, il pH vaginale aumenta fino ad un valore lievemente alcalino (quando, invece, dovrebbe essere leggermente acido), e provoca sintomi come bruciore e prurito vulvare, cervicite, dispareunia, dolore durante la minzione e perdite vaginali anomale (giallastre o verdognole, maleodoranti, schiumose).
TERAPIA: i farmaci più utilizzati in terapia per la cura della tricomoniasi sono gli imadazoli, come metronidazolo e tinidazolo. Anche il partner sessuale dovrebbe sottoporsi alla medesima cura, anche in caso di assenza di sintomi (come, del resto, spesso accade). Si raccomanda, inoltre, la completa astensione sessuale fino al completo allontanamento dei sintomi. Per approfondimenti: leggi l'articolo sui farmaci per la cura della tricomoniasi.


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Infezione della vescica


Infezione della vescica è una delle condizioni di salute causate a causa di un'infezione batterica. Cystisis, comunemente indicato come l'infezione della vescica è dovuta a causa di invasione di alcuni batteri nel tratto urinario. Come risultato di questi batteri, della vescica e dell'uretra viene infettato. Infezioni della vescica sono una delle malattie di scorta, specialmente nelle donne.

Mycoplasma hominis


Altra infezione d'interesse ginecologico piuttosto comune nelle donne in età fertile è quella causata da Mycoplasma hominis: i micoplasmi non sempre presentano un'azione patogena, dal momento che alcune specie popolano le mucose genitali femminili.Tuttavia, quando l'equilibrio della flora batterica intestinale viene alterato, il Mycoplasma hominis può trasformarsi da commensale ad opportunista e creare un danno in modo più o meno feroce. In alcuni casi, l'infezione vaginale scatenata da questo microorganismo può degenerare fino alla malattia infiammatoria pelvica.
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Il batterio viene trasmesso, principalmente, per contatto sessuale; la madre affetta può trasmettere l'infezione anche al figlio al momento del parto. Si osserva che il rischio di contrarre questa infezione vaginale aumenta in caso di rapporto sessuale non protetto con uomini affetti da uretrite non gonococcica.
SINTOMI: le infezioni vaginali sostenute da Mycoplasma hominis provocano prurito intimo, bruciore e secrezioni vaginali anomale. Considerati i sintomi piuttosto comuni alla maggior parte delle infezioni genitali, è importante la diagnosi differenziale, per distinguere l'infezione da Mycoplasma hominis da gonorrea, clamidia, sifilide, ecc..
TERAPIA: il batterio viene debellato con una terapia antibiotica specifica, in particolare con azitromicina e doxiciclina, potenti farmaci in grado di interferire con la sintesi proteica del batterio.


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Infezioni lenti a contatto


Le persone che usano lenti a contatto durante la notte corrono il rischio di contrarre delle cheratiti, gravi infezioni dell'occhio che possono danneggiare permanentemente la cornea, ma, secondo una nova ricerca, la nuova generazione di lenti a contatto può ridurre considerevolmente il rischio.
Lo studio, pubblicato nel British Journal of Ophthalmology, ha scoperto che le nuove lenti a contatto all'"idrogel di silicone", quando usate per molto tempo possono ridurre di cinque volte il rischio di gravi infezioni.
I ricercatori britannici si sono serviti di dati ottenuti dallo studio di un anno dei pazienti del Royal Eye Hospital di Manchester che lamentavano gravi problemi agli occhi.

Da questo studio è emerso che i pazienti che indossavano le lenti in silicone idrogel per dormire, mostravano un rischio ridotto di cinque volte di contrarre questo tipo di infezione rispetto a chi non utilizzava queste nuove lenti.
"Le persone che decidono di dormire con le lenti dovrebbero usare le lenti in silicone idrogel" sostengono i ricercatori, "che comportano un rischio di cinque volte minore rispetto alle vecchie lenti"

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Approfondimento 
Malattia della cornea : Cheratiti
Queste patologie sono processi di tipo infettivo o infiammatorio, che interessano la cornea con i seguenti sintomi: iperemia, fotofobia, lacrimazione e frequente dolore. Le cheratiti possono essere superficiali, se localizzate a livello dell'epitelio e degli strati anteriori della cornea, o profonde se l'infiammazione coinvolge anche l'endotelio. Il sintomo più rilevante è la comparsa di un'area grigiastra a margini sfumati, nel caso di sede superficiale, mentre la comparsa di un'ampia area tondeggiante opalescente di edema corneale segnala l'interessamento infiammatorio dell'endotelio.
Le cheratiti superficiali si distinguono in diffuse e "punctuate" . Nel primo caso si estendono nell'epitelio corneale causandone la caduta di lembi; nel secondo la lesione è costituita da opacità puntiformi situati a gruppi nell'epitelio corneale.
Le cheratiti profonde si caratterizzano per l'edema dell'epitelio sovrastante la cornea. In questi casi le lesioni lasciano penetrare germi vari fino alla degenerazione in ulcera corneale. I sintomi possono aggravarsi rapidamente (fotofobia, lacrimazione, dolore…) e sulla cornea compare un infiltrato bianco palpebrale che tende a svilupparsi in superficie e in profondità. La terapia locale dovrà essere affiancata ad una generale a base di antibiotici.

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Gardnerella vaginalis


La Gardnerella vaginalis, proprio come la candida, è un simbionte della flora batterica intestinale umana che, in condizioni ad essa favorevoli, crea danno replicandosi indiscriminatamente. Il suddetto batterio è uno degli agenti eziologici protagonisti d'infezioni batteriche come vaginiti e vaginosi, la cui colonizzazione è favorita da alcuni elementi, come l'abuso di antibiotici, la somministrazione di contraccettivi uterini, i lavaggi vaginali interni frequenti, la scarsa igiene intima e i rapporti sessuali completi (lo sperma lievemente alcalino altera il pH vaginale, che dovrebbe essere lievemente acido).
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Le infezioni da Gardnerella sembrano essere due volte più frequenti rispetto a quelle sostenute da Candida albicans.
SINTOMI: si stima che la metà delle infezioni vaginali sostenute da Gardnerella vaginalis decorra in modo completamente asintomatico; tant'è che molte donne affette non si rendono conto dell'infezione. Nell'altra metà delle pazienti, l'infezione si manifesta con una marcata alterazione del pH vaginale, bruciore ed irritazione vulvare, perdite vaginali biancastre ed anomale, spesso maleodoranti.
TERAPIA: trattandosi di un batterio, le infezioni vaginali scatenate da Gardnerella vanno curate con un ciclo antibiotico, durante il quale il rispetto delle dosi e della durata del trattamento risulta indispensabile per evitare complicanze, quali malattia infiammatoria pelvica, vaginosi batteriche e sterilità (nei casi più gravi). Per approfondimenti: leggi l'articolo sui farmaci per la cura della Gardnerella.


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Candida albicans

La Candida albicans è un micete che, in alcune donne, vive in simbiosi con la flora batterica intestinale, senza dunque arrecare danno alcuno; in condizioni ad essa favorevoli, la Candida prolifera indiscriminatamente, arrecando un danno più o meno importante (trasformazione da microorganismo commensale ad opportunista). Tipiche, dunque, sono le infezioni vaginali provocate da questo fungo: la trasmissione, oltre che per contatto sessuale, può avvenire tramite l'utilizzo promiscuo di biancheria infetta, o per via materno fetale. Alcune malattie, come l'ipotiroidismo, l'iposurrenalismo, la neutropenia grave, la leucemia ed i tumori, possono esporre la donna ad un maggior rischio di contrarre infezioni vaginali di ogni tipo, compresa la Candida.

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SINTOMI: nella donna, l'infezione vaginale da Candida genera bruciore circoscritto, dispareunia,dolore durante la minzione, eritema localizzato, ipersensibilità, perdite vaginali biancastre simili a ricotta, prurito intenso ed inarrestabile.
TERAPIE: la terapia per il trattamento delle infezioni vaginali da candida si basa sullasomministrazione orale di antifungini, associati ad una cura locale specifica (applicazione di creme, pomate, ovuli specifici) e ad un'integrazione di fermenti lattici per il ripristino della flora batterica intestinale. Nonostante, di primo acchito, la terapia per la cura delle infezioni da candida possa sembrare piuttosto semplice, in realtà non sempre risulta così: infatti, la Candida tende a recidivare, manifestando ferocemente i propri sintomi. Per questo motivo, la prevenzione, specie dopo aver contratto l'infezione per la prima volta, risulta indispensabile per minimizzare il rischio di ricadute. Per approfondimenti: leggi l'articolo sui farmaci per la cura della candidosi vaginale.

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