Infezioni Virali

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Le infezioni virali rappresentano una delle cause principali di insorgenza delle
malattie trattate nell’ambito della pratica generale. Dal punto di vista
omotossicologico, nella maggior parte dei casi, le infezioni virali devono essere
prese in considerazione in modo molto serio poiché, per definizione, sono
omotossine intracellulari che causano spesso la morte cellulare ad opera dei
meccanismi di difesa cellulare diretti contro le cellule infettate dai virus. Nella
Tavola delle sequenze patologiche, le infezioni virali rientrano inizialmente nella
fase di impregnazione, ma potrebbero causare la fase di degenerazione e
persino quella di dedifferenziazione entro un lasso di tempo relativamente breve.
L’infezione virale è associata spesso all’insorgenza di complicanze, che
potrebbero essere sovrainfezioni batteriche, ma anche complicanze più gravi
definite sindrome post-virale (analogamente a quanto si osserva in caso di
infezioni causate da EBV).
La medicina convenzionale dispone soltanto di alcuni rimedi per il trattamento
delle infezioni virali comuni, mentre prevede strategie più avanzate per l’inibizione
di infezioni virali gravi (es. triplice terapia nell’ambito del trattamento dell’AIDS).
Pertanto, per il medico di medicina generale, le infezioni virali comuni possono
essere trattate soltanto con un approccio sintomatico, per esempio abbassando
la febbre e controllando il processo infiammatorio.
Un virus è una particella microscopica di dimensioni estremamente piccole che,
per il processo di riproduzione, infetta determinate cellule di un organismo
vivente. I virus possono riprodursi soltanto infettando una cellula ospite e, di
conseguenza, non sono in grado di riprodursi da soli, a differenza dei batteri. I
virus sono costituiti principalmente da materiale genetico incapsulato in un
involucro proteico, definito capside. In base alla classe a cui appartengono, i
virus sono in grado di infettare un’ampia varietà di organismi: eucarioti (animali,
lieviti, funghi e piante) e procarioti (batteri).
Il termine “virus” deriva dal latino e significa veleno (sinonimo: venenum).
È tuttora aperto un dibattito per stabilire se un virus sia o meno un organismo
vivente, dato che non possiede tutte le caratteristiche peculiari tipiche di un
organismo vivente (fra cui il processo appropriato di riproduzione). La maggior
parte degli scienziati ritiene che i virus siano entità non viventi.
I microrganismi più importanti
• Batteri
• Virus (10-6 e 10-8 metri)
• Funghi
• I microrganismi più semplici sono
• Prioni
• Viroidi
I virus appartengono alla classe dei microrganismi che vengono, in realtà, ancora
studiati per stabilire se siano o meno organismi viventi. Lo stesso discorso vale
per i viroidi e i prioni. Tuttavia, è necessario fare una chiara distinzione e
differenziazione tra i vari tipi di microrganismi, al fine di evitare qualsiasi
confusione a tale riguardo.
La differenza principale tra i batteri e i virus consiste nella modalità di
proliferazione o di autoreplicazione. I virus non sono in grado di riprodursi da soli
(dato che hanno bisogno di una cellula ospite per farlo), a differenza dei batteri.
Si potrebbe affermare che un virus assomiglia maggiormente a uno dei
microrganismi più semplici, per esempio ai viroidi e ai prioni,  rispetto ai batteri o
ai funghi.
Le dimensioni dei virus variano da 10-6 a 10-8 metri, ovvero sono comprese tra un  micrometro e 10 nanometri.
Caratteristiche specifiche dei virus
• Specificità
• Affinità
• Autonomia
• Meccanismi di autodifesa
• Capacità di proliferazione
I virus possiedono alcune caratteristiche peculiari. Innanzitutto, sono microrganismi specifici, per cui sono
necessari meccanismi specifici di difesa per combatterli. Mentre i neutrofili possono uccidere molti tipi
diversi di batteri, i virus innanzitutto devono essere ‘legati‘ ad un anticorpo estremamente specifico per
potere innescare una risposta anticorpale.
I virus evidenziano anche un’affinità, un tropismo cellulare, poiché ricercano soltanto alcune cellule
specifiche di tessuti od organi da potere utilizzare come cellula ospite e non invadono altri tipi di cellule
dell’organismo. Da tale affinità deriva la sintomatologia specifica riscontrabile in diverse infezioni virali, dato
che ogni virus causa l’insorgenza di una patologia cellulare in tessuti ben definiti.
L’autonomia dei virus indica la capacità di questi microrganismi di rimanere in uno ‘stato competente’
persino per diversi anni, quando non possono riprodursi. Contrariamente a quasi tutti gli organismi viventi, i
virus non necessitano di sostanze nutritive né di respirazione. Persino in condizioni di totale isolamento,
questi microrganismi possono mantenere il loro potenziale tossico e possono attivarsi quando è presente
nell’ambiente una cellula del tipo giusto. D’altra parte, i virus dipendono totalmente dalle cellule per
riprodursi,  il che conferisce loro un grado inferiore di autonomia rispetto ai batteri che si dividono in
presenza di condizioni adeguate.
I virus si difendono in vari modi dalle condizioni ambientali e dai meccanismi di difesa propri dell’organismo,
attivati in presenza di questi microrganismi. Tale autodifesa rappresenta uno dei problemi principali nel
mantenere l’immunità contro questi microrganismi. I meccanismi noti di difesa dei virus includono:
- Inibizione del complesso maggiore dell’istocompatibilità (Major Histocompatibility Complex – MHC): il virus
penetra nella cellula, senza indurre l’eliminazione della cellula ospite ad opera dei linfociti T citotossici a
causa dell’inibizione della marcatura dell’MHC di tale cellula.
- Distacco dagli anticorpi: gli anticorpi appropriati vengono prodotti una volta uniti e il virus ‘se ne distacca’.
- Mutazione: il virus muta con il passare del tempo, pertanto gli anticorpi sintetizzati non sono più utili.
- Infezione delle cellule immunitarie: il virus utilizza una cellula immunitaria come cellula ospite e, in tale
modo, crea un problema di difesa contro se stesso all’interno dell’organismo
I virus proliferano ‘riprogrammando’ il materiale genetico della cellula ospite per riprodursi.
Meccanismi di difesa dei virus
• Mutazione
• Inibizione dell’MHC
• Incapsulamento
• Utilizzo di una cellula immunitaria come cellula ospite
Inoltre, il virus protegge se stesso contro i meccanismi di difesa attuati dall’organismo ospite. A
tale scopo, il virus adotta quattro strategie principali:
1. Mutazione: con il passare del tempo, il virus muta in modo che l’immunità acquisita con la
formazione di anticorpi specifici non è più in grado di neutralizzare questo microrganismo. Di
conseguenza, un’eventuale contatto successivo con un virus (pressoché) identico non viene
riconosciuto dall’immunità presente e il paziente contrae l’infezione, ammalandosi
nuovamente.
2. Inibizione dell’MHC: alcuni virus sono in grado di penetrare nelle cellule degli organi, inibendo
la presentazione delle loro caratteristiche ad opera dell’MHC. Di conseguenza, una cellula
infettata non evidenzia lo stato di infezione nel suo MHC e NON viene rilevata da una cellula
citotossica. In tale modo, la cellula tissutale continua a riprodurre il virus, senza essere
eliminata dalle apposite cellule immunitarie.
3. L’“incapsulamento” è il fenomeno per cui un virus respinge l’anticorpo a cui è stato appena
legato. In tale modo, il virus può continuare a invadere le cellule e non è ‘marcato’ per
l’eliminazione definitiva mediante fagocitosi.
4. L’utilizzo di una cellula immunitaria, come cellula ospite, rappresenta una strategia di
protezione estremamente pericolosa del virus, perché i meccanismi di difesa dell’organismo
vengono indeboliti in vari modi. Le cellule ospite infettate del sistema immunitario sono
eliminate da altre cellule immunitarie e il rilascio di mediatori immunitari è ridotto a causa di
una diminuzione del numero.
Una cellula immunitaria di per sé potrebbe rappresentare una
cellula ospite per le infezioni virali
Linfociti B
·         Virus di Epstein-Barr
·         Gamma herpes virus di origine murina
·         Virus della malattia bursale infettiva
Linfociti T
·         Virus linfotropico umano a cellule T di tipo 1 e 2
·         HIV
·         Virus del morbillo
·         Herpes virus Saimiri
·         Herpes virus umano di tipo 6
Macrofagi
·         Virus Visna
·         HIV
·         Citomegalovirus
·         Virus associato all’enzima lattato deidrogenasi
Come indicato nella diapositiva precedente, un meccanismo di autodifesa può
consistere nello scegliere una cellula immunitaria come cellula ospite. Questa è
una situazione alquanto complessa e pericolosa per l’organismo, dato che le
cellule immunitarie sono cruciali per la difesa del corpo. Quando i virus hanno
un’affinità per le cellule immunitarie e le utilizzano come cellule ospiti, la difesa è
doppiamente indebolita: in primo luogo perché la cellula immunitaria infettata
deve essere eliminata e in secondo luogo a causa del processo di
autoreplicazione delle stesse cellule immunitarie.
La mononucleosi (infezione causata da EBV) è un esempio valido di come un
virus potrebbe minare un intero sistema nell’infezione post-virale da EBV. L’HIV
rappresenta sicuramente l’esempio classico, ma vengono registrate molte altre
infezioni virali gravi.
Tutte queste forme di infezioni virali hanno una caratteristica in comune: prima
viene attuata la terapia per inibire la proliferazione virale, maggiori sono le
probabilità di ottenere una guarigione senza gravi conseguenze a lungo termine
per il paziente. Anche in questo caso, si ha a che fare con il numero di cellule
infettate in un arco temporale e con l’indebolimento del sistema immunitario,
giorno dopo giorno.
Alcune malattie causate da virus
• AIDS
• linfoma di Burkitt
• varicella
• raffreddori
• febbre da zecche del Colorado
• dengue
• encefalite
• erpete febbrile
• verruche genitali
• gastroenterite
herpes genitale
• rosolia
• epatite

• epatite
• influenza
• leucemia
• carcinoma epatico
• morbillo
• mononucleosi
• parotite
• poliomielite
• rabbia
herpes zoster
• vaiolo
• febbre emorragica virale
• verruche
• febbre gialla
• ecc...
Questo è un elenco parziale delle malattie causate da virus. In base al tipo di
microrganismo virale e al tipo di cellule utilizzate come cellule ospiti, la malattia
diventa più o meno pericolosa per la vita. Infatti, nessuna delle infezioni virali
deve essere trascurata, anche se non causa sintomi gravi, poiché i danni
intracellulari sono sempre importanti dal punto di vista omotossicologico e una
cellula danneggiata è imprevedibile nella sua possibile evoluzione, quando non
viene eliminata dal sistema di difesa opportuno.
Classificazione delle specie virali (classificazione
di Baltimore)
Virus a DNA
Virus a dsDNA (herpes, vaiolo, …)
Virus a ssDNA (parvovirus B19, …)
Virus a RNA
Virus a dsRNA
Virus a +ssRNA (epatite C, SARS, …)
Virus a -ssRNA (morbillo,
parotite …)
Virus a trascrizione inversa di
DNA-RNA
Virus a RNA-RT (HIV-1, …)
Virus a DNA-RT (epatite B, …)



ds: filamento doppio
Ss: filamento singolo
+ss: filamento singolo positivo
-ss: filamento singolo negativo
RT: trascrizione inversa









Virus a DNA
Gruppo I: questi virus sono costituiti da DNA a doppio filamento e includono le famiglie virali quali
Herpesviridae (esempi: HSV1 (herpes orale), HSV2 (herpes genitale), VZV (varicella), EBV (virus
di Epstein-Barr), CMV (Citomegalovirus)), Poxviridae (vaiolo) e molto batteriofagi dotati di coda.
Anche il mimivirus è stato incluso in questo gruppo.
Gruppo II: questi virus sono costituiti da DNA a filamento singolo e includono le famiglie virali
quali Parvoviridae e l’importante batteriofago M13.
Virus a RNA
Gruppo III: questi virus sono costituiti da genomi di RNA a filamento doppio (es. rotavirus). Tali
genomi sono sempre segmentati.
Gruppo IV: questi virus sono costituiti da genomi di RNA a filamento singolo di senso positivo.
Molti virus conosciuti rientrano in questo gruppo, fra cui i picornavirus (una famiglia virale che
include virus ben noti, es. il virus dell’epatite A, gli enterovirus, i rinovirus e il virus della malattia
del piede e della bocca), il virus della SARS, il virus dell’epatite C, il virus della febbre gialla e il
virus della rosolia.
Gruppo V: questi virus sono costituiti da genomi di RNA a filamento singolo di senso negativo. I
virus letali dell’Ebola e di Marburg sono componenti ben noti di questo gruppo, unitamente al virus
dell’influenza, al morbillo, alla parotite e alla rabbia.
Virus a trascrizione inversa
Gruppo VI: questi virus sono costituiti da genomi di RNA a filamento singolo e si riproducono
utilizzando la trascrittasi inversa. I retrovirus sono inclusi in questo gruppo, di cui fa parte anche
l’HIV.
Gruppo VII: questi virus sono costituiti da genomi di DNA a filamento doppio e si riproducono
utilizzando la trascrittasi inversa. Il virus dell’epatite B rientra in questo gruppo.
Proliferazione virale

I virus animali a DNA (fra cui gli herpes virus) penetrano nell’organismo ospite attraverso
l’endocitosi, il processo mediante il quale le cellule assorbono sostanze dall’ambiente esterno.
Spesso, in seguito ad un contatto fortuito con un recettore appropriato di superficie situato su una
cellula, il virus penetra nella cellula, il genoma virale viene rilasciato dal capside e le polimerasi
della cellula ospite iniziano a trascrivere l’mRNA virale. Nuovi virioni vengono assemblati e
rilasciati in circolo mediante la lisi cellulare oppure l’espulsione dalla membrana cellulare.
I virus animali a RNA possono essere inclusi in approssimativamente quattro gruppi diversi in
base al relativo meccanismo di replicazione. La polarità dell’RNA determina fondamentalmente il
meccanismo di riproduzione, nonché se il materiale genetico è costituito da un filamento singolo o
doppio. Alcuni virus a RNA sono in realtà costituiti da DNA, ma utilizzano un intermedio di RNA
per riprodursi. I virus a RNA dipendono ampiamente dall’RNA replicasi, codificata dal virus, per
creare copie dei loro genomi.
I virus a trascrizione inversa sono microrganismi che si riproducono utilizzando il processo di
trascrizione inversa, che consiste nella formazione di DNA a partire da uno stampo di RNA. I virus
contenenti genomi di RNA utilizzano un intermedio di DNA per riprodursi, mentre quelli che
contengono genomi di DNA usano un intermedio di RNA durante la replicazione dei genomi.
Entrambi i tipi di virus a trascrizione inversa utilizzano l’enzima trascrittasi inversa per eseguire la
conversione dell’acido nucleico.
Alla fine, i risultati sono comunque identici:
-Il virus è riprodotto dalla cellula e la moltiplicazione dei virus infetta altre cellule simili
-La cellula infettata ha perso la sua caratteristica utile per l’organismo e deve essere eliminata
-I virus riprodotti innescano i meccanismi di difesa umorale volti a creare anticorpi specifici, al fine
di impedire la penetrazione dei virus nelle cellule e di potenziare il processo di eradicazione virale
-Si verifica una perdita funzionale del tessuto colpito a causa del funzionamento errato delle
cellule.

La progressione del processo di proliferazione virale avviene per stadi. Dopo la contaminazione,
si osserva una fase di incubazione, durante la quale il virus si diffonde.
Dal primo momento in cui le cellule dell’organismo vengono infettate, le cellule citotossiche,
attirate dall’epitopo virale dell’MHC di classe I, iniziano a distruggere le cellule danneggiate. Non è
stato ancora stabilito con precisione in che modo le cellule natural killer siano anche in grado di
rilevare le cellule infettate, senza alcuna variazione dell’MHC (in caso di infezione causata da
virus che inducono l’inibizione dell’MHC, come meccanismo di autodifesa).
Eliminando le cellule infettate, i processi di proliferazione o replicazione del virus sono fortemente
inibiti. I virus liberi, che si muovono continuamente nei liquidi corporei, non possono essere
eliminati tramite attività aspecifiche di difesa e comportano la produzione di anticorpi specifici.
Questa è la funzione che viene svolta dalla difesa umorale in presenza di infezioni virali. I linfociti
B iniziano a sintetizzare immunoglobuline specifiche che si legano ai virus e li rendono inoffensivi,
li “contrassegnano” e li “preparano” ad essere eliminati dal sistema immunitario. Pertanto, dopo la
comparsa della risposta anticorpale, i virus ‘liberi’ possono essere eliminati. L’unico problema
consiste nel fatto che occorrono diversi giorni o persino un periodo di tempo più lungo per
produrre gli anticorpi, un lasso di tempo in cui il virus cerca di conseguenza un’altra cellula ospite
per cui ha affinità.
In seguito ad un’infezione, la memoria dell’anticorpo specifico permane e viene acquisita
l’immunità contro il virus. Se tale virus non muta, l’immunità potrebbe durare per tutta la vita.
Protezione dell’organismo a 2 livelli
• Distruzione delle cellule
infettate
• MHC classe I
• IFN
• Cellule NK
• Linfociti T citotossici
• Distruzione del virus
• MHC classe II
• Meccanismi specifici di
difesa
• Produzione di IgG (in
prevalenza)
• Attacco di Ig al virus
• Fagocitosi (meccanismo
aspecifico di difesa)

È possibile stabilire, in conclusione, che i meccanismi di difesa attivati contro i virus agiscono su
due livelli: cellulare e umorale.
I meccanismi di difesa cellulare sono focalizzati sulle cellule infettate e inibiscono la proliferazione
virale, distruggendo principalmente i centri di riproduzione dei virus. Le mutazioni dell’MHC classe
I sulle cellule tissutali attivano l’intervento dei linfociti T citotossici (cellule citotossiche) e persino
delle cellule NK (cellule Natural Killer). Dato che ciò avviene quasi fin dall’esordio dell’infezione
virale, l’efficienza di questi due tipi di cellule immunitarie è fondamentale nell’inibire il processo di
proliferazione. Accanto alle cellule T citotossiche e alle cellule NK, anche la secrezione di
interferone da parte dei linfociti T svolge un ruolo fondamentale nell’inibire il virus. L’interferone ha
proprietà antivirali, possiede caratteristiche protettive per le cellule e potenzia in generale la difesa
contro il virus. La difesa cellulare è mediata dalle cellule TH-1.
Dall’altra parte, parallelamente alla difesa cellulare, viene innescata una difesa mediata dalle
cellule TH-2. Data la marcatura dell’MHC classe II sulle cellule immunitarie (es. cellule presentanti
l’antigene - Antigen Presenting Cell, APC), viene impostata una difesa specifica per l’antigene, in
questo caso per il virus, principalmente mediante la produzione di anticorpi. Questa difesa
umorale induce una risposta anticorpale tra l’immunoglobulina e l’antigene, diretta contro un virus
inoffensivo, pronto ad essere distrutto dal sistema immunitario aspecifico.
Questi due tipi di difese (umorale e cellulare) si attenuano o si fondono l’una nell’altra. Se una
delle due è assente o carente, non è possibile attuare alcuna difesa efficiente. Questo è il caso
dell’AIDS dovuta ad un’infezione da HIV, in cui viene infettato un numero troppo elevato di linfociti
T e l’organismo non è più in grado di attuare una reazione adeguata di difesa. Alla fine, il paziente
affetto da AIDS non è più in grado di proteggersi persino contro una banale infezione batterica,
virale o micotica, e può morire in seguito ad essa.
Interferone: fonti e fattori di induzione
Property
Alpha
Beta
Gamma
Previous
designations
Leukocyte IFN
Type I
Fibroblast IFN
Type I
Immune IFN
Type II
Inducers
Viruses
(RNA>DNA)
dsRNA
Viruses (RNA>DNA)
dsRNA
Antigens,
Mitogens
Principal source
Leukocytes,
Epithelium
Fibroblasts, epith.
cells
T-lymphocytes,
NK-cells
Secondo quanto riportato in precedenza, l’interferone svolge un ruolo
fondamentale nell’ambito della difesa antivirale. Sono noti tre gruppi principali di
interferone: IFN-α, IFN-β e IFN-γ. In passato, il termine “Tipo I” veniva utilizzato
per indicare IFN-α e IFN-β, mentre IFN-γ veniva indicato come interferone di Tipo
II. In testi vecchi di letteratura, viene usata rispettivamente la seguente
terminologia: “interferone leucocitario”, “interferone fibroblastico” e “interferone
immunitario”.
I virus a RNA a doppio filamento (ds RNA) inducono la secrezione di interferone
alfa e beta. Questo vale anche per la maggior parte degli altri virus. Altri antigeni
(incluse altre classi virali) e mitogeni stimolano la secrezione principalmente di
interferone gamma.
L’interferone è secreto da diversi tipi di cellule, principalmente dalle cellule
immunitarie. L’interferone alfa viene prodotto prevalentemente dalle cellule
epiteliali e da un vasto gruppo di leucociti. L’interferone beta è secreto dai
fibroblasti presenti nella matrice extracellulare (Extracellular Matrix – ECM) e
dalle cellule epiteliali. Sia i linfociti T sia le cellule NK secernono l’interferone
gamma.
© IAH 2007 13
IFN-γ
• Induce l’MHC classe I (cellule organiche)
• Attivazione dei macrofagi, aumento del processo di fagocitosi
• Attività antivirale
• Inibizione della proliferazione virale mediante una protezione
diretta delle cellule contro l’invasione virale
• Inibisce la difesa mediata dalle cellule TH-2, mentre favorisce la
via mediata dalle cellule TH-1 (eliminazione delle cellule
infettate)
L’interferone gamma dovrebbe suscitare un interesse particolare, dato che viene
prodotto in presenza di tutte le infezioni virali. L’interferone gamma potenzia
contemporaneamente diversi livelli di difesa.
IFN-γ induce l’MHC classe I, presentando proteine virali specifiche ai linfociti T e
generando le difese delle vie delle cellule TH-1 e TH-2 contro l’antigene.
Indirettamente, attraverso l’induzione delle cellule TH-1, viene potenziata l’attività
cellulare di difesa esplicata dai macrofagi. IFN-γ crea uno stato antivirale e
favorisce la via delle cellule TH-1, inibendo quella delle cellule TH-2,
nell’equilibrio TH-1/TH-2. Di conseguenza, all’inizio di un’infezione virale, i linfociti
T citotossici sono molto attivi nell’eliminare le cellule tissutali infettate. Inoltre,
IFN-γ induce la ‘chiusura‘ delle cellule di fronte all’invasione virale.
© I

AH 2007
La risposta immunitaria è regolata da un numero elevato di mediatori. Sebbene le
funzioni dell’equilibrio TH1/TH2 inducano azioni diverse, entrambe sono in grado
di “controllare” e inibire reciprocamente le loro azioni. Un percorso TH1-mediato
inibisce il percorso TH2 attraverso il rilascio di interferone gamma e, viceversa,
la cellula TH2 può inibire il percorso TH1 attraverso il rilascio di interleuchina 10.
Al di sopra di TH1 e TH2 si trova la cellula regolatrice (cellula TH3 o Treg), che
attraverso il rilascio del fattore di crescita trasformante beta può inibire entrambi i
percorsi TH1 e TH2.
In funzione della difesa cellulare o umorale vengono attivati immunociti diversi. In
entrambi i percorsi, l’attività della cellula terminale di questa cascata influenza
l’input del percorso. I macrofagi stimolano l’attività TH1 attraverso il rilascio di IL-
12, ma sono a loro volta attivati dal rilascio di IFN-γ e TNF-β, entrambi rilasciati
dalla cellula TH1. In questo modo si crea un circuito.
Un circuito analogo si osserva nel percorso TH2. Le mastcellule inducono
l’attività TH2 che, attraverso il rilascio di interleuchina 3, 4 e 10, attiva a sua volta
le mastcellule.
Concludendo, si può affermare che i percorsi TH1 e TH2, attraverso un feedback
positivo, stimolano il loro stesso circuito, che è inibito solo dall’azione reciproca
tra TH1 e TH2 e dall’effetto di regolazione e supervisione delle cellule Treg.
© IAH 2007 15
Azione di IFN
• “Il legame di IFN con i relativi recettori determina la trascrizione
di un gruppo di geni che codificano per le proteine antivirali
implicate nella prevenzione della replicazione virale all’interno
della cellula. Di conseguenza, la cellula sarà protetta contro
l’infezione virale finché le proteine antivirali non vengono
degradate, un processo che richiede parecchi giorni.”
IFN funge da protettore cellulare e inibisce la
proliferazione virale!!!

Il blocco di una cellula, in caso di invasione e di replicazione virale, è prodotto
mediante l’attivazione di alcuni geni, in seguito alla stimolazione di specifici
recettori per l’IFN. Attivando questi geni, la cellula sintetizza proteine che
impediscono o bloccano la riproduzione del virus al suo interno. Questa forma di
protezione può durare per diversi giorni dopo l’attivazione dei recettori, pertanto
la cellula è ‘fuori uso‘ per la proliferazione virale.
Per motivi validi, è possibile affermare che l’interferone funge da protettore
cellulare e inibisce, in molti modi indiretti, la proliferazione o la riproduzione dei
virus.
Impieghi clinici degli interferoni
·         Interferon Therapeutic use

·         Hepatitis B (chronic)
·         Hepatitis C
·         IFN-alpha, IFNbeta

·         Herpes zoster
·         Papilloma virus
·         Rhino virus (prophylactic only)
·         Warts
·         Lepromatous leprosy
·         IFN-gamma
·         Leshmaniasis
·         Toxoplasmosis
·         Chronic granulomatous disease (CGD)
Nell’ambito della medicina convenzionale, l’interferone viene impiegato per il
trattamento di molte malattie. L’elenco riportato sopra non è completo, ma
fornisce una panoramica delle varie applicazioni.
Effetti collaterali comuni causati dall’impiego di IFN
Effetti collaterali
Tossicità a carico di:
• Febbre
Malessere
Astenia
Dolori muscolari
• reni
fegato
midollo osseo
cuore

L’impiego della citochina interferone nell’ambito della medicina convenzionale
(come farmaco) comporta alcuni rischi ed effetti collaterali. Dato il forte impatto
sui meccanismi di regolazione che controllano le difese, si riscontrano diversi
effetti collaterali, per cui questo tipo di farmaco rappresenta una seconda scelta. I
pazienti che assumono l’interferone, come farmaco, lamentano spesso la
comparsa improvvisa di febbre intermittente. Si avverte spesso una sensazione
generale di malessere e di astenia, per cui il paziente rifiuta questo tipo di
terapia. Inoltre, la mialgia rappresenta un disturbo molto importante associato
all’impiego di interferone (farmaco).
L’impiego di interferone, sicuramente in seguito ad un trattamento a lungo
termine, potrebbe causare gravi problemi. È notoriamente tossico per il fegato, i
reni, il cuore e persino il midollo osseo. Questo è uno dei motivi per cui
l’interferone viene impiegato nell’ambito medico per un breve periodo di tempo,
perlomeno il più breve possibile.
© IAH 2 007 18
Anticorpi
La caratteristica principale dei meccanismi specifici di difesa e di immunità è la produzione di
immunoglobuline, o anticorpi, che sono antigene-specifiche.
Un anticorpo è una proteina di grandi dimensioni, a forma di Y, che viene utilizzata dal sistema
immunitario per individuare e neutralizzare i corpi estranei (antigeni), fra cui batteri e virus. Ogni
anticorpo riconosce un antigene specifico tipico del bersaglio, perché le due estremità della "Y"
dell’anticorpo contengono un “paratopo” (una struttura simile ad una serratura) che è specifico per
un particolare “epitopo” (struttura simile ad una chiave) presente su un antigene, il che consente a
queste due strutture di unirsi perfettamente, come una chiave in una serratura. Questo
meccanismo preciso di legame consente ad un anticorpo di contrassegnare un microbo o una
cellula infetta per l’attacco che verrà sferrato da altri componenti del sistema immunitario oppure
per neutralizzare direttamente il proprio bersaglio (es. bloccando un elemento di un microbo che è
essenziale per l’invasione e la sopravvivenza). La produzione di anticorpi rappresenta la funzione
principale del sistema immunitario umorale.
Un anticorpo è costituito da una catena pesante costante e da una catena leggera variabile, con
una sede specifica per il “paratopo”, su cui sono presenti i siti di legame.
Le immunoglobuline legate alla membrana sono presenti soltanto sulla superficie dei linfociti B e
promuovono l’attivazione di queste cellule, in seguito al legame con l’antigene specifico, e la
successiva differenziazione in plasmacellule per la produzione di anticorpi o in cellule della
memoria che rammentano l’antigene estraneo durante esposizioni future. Nella maggior parte dei
casi, è necessaria l’interazione del linfocita B con un linfocita T-helper per indurre l’attivazione
completa del linfocita B e, di conseguenza, la sintesi degli anticorpi avviene dopo il legame con gli
antigeni.
© IAH 2007 19
Meccanismi di difesa dell’organismo ospite e
bersagli: riassunto
Meccanismo di difesa
dell’organismo ospite
Effettore
Bersaglio dell’effettore
Reazioni aspecifiche
iniziali
·         Febbre
·         Fagocitosi
·         Infiammazione
·         Attività delle cellule NK
·         Interferone
·         Linfociti T citotossici
·         Replicazione virale
·         Virus
·         Replicazione virale
·         Cellula infettata dal virus
·         Replicazione virale, immunomodulazione
·         Cellula infettata dal virus
Risposte immunitarie
cellulo-mediate
·         Macrofagi attivati
·         Linfochine
·         Citotossicità cellulare
·         anticorpo-dipendente
·         Virus, cellula infettata dal virus
·         Cellule infettate dal virus,
·         immunomodulazione
·         Cellula infettata dal virus
Risposte immunitarie
umorali
·         Anticorpo
·         Anticorpo + complemento
·         Virus, cellula infettata dal virus
·         Virus, cellula infettata dal virus
I meccanismi di difesa dell’organismo ospite possono essere suddivisi in 3
strategie che vengono adottate dal sistema immunitario. Ogni strategia
inibisce uno o più aspetti della proliferazione virale.
1. La reazione aspecifica iniziale di difesa è mediata principalmente dalle cellule
TH-1 ed è responsabile del processo di fagocitosi, dell’infiammazione,
dell’attività delle cellule natural killer, dell’aumento dell’attività delle cellule
citotossiche, della produzione di interferone (specialmente IFN gamma) e
dell’innalzamento della temperatura corporea (la febbre produce un effetto
inibente sul virus).
2. Il secondo livello è rappresentato da una reazione cellulare
immunocompetente. Si osservano un’ulteriore attivazione dei macrofagi e un
aumento dell’attività di fagocitosi, il rilascio di linfochine e un incremento della
citotossicità diretta contro i siti contrassegnati dagli anticorpi.
3. Al terzo livello, una risposta mediata dalle cellule TH-2 potenzia la difesa
umorale, principalmente mediante la produzione e il rilascio di anticorpi.
Inoltre, il sistema del complemento amplifica il processo di citolisi, induce i
mediatori infiammatori e alla fine produce l’opsonizzazione degli antigeni.
Lo scopo principale è eliminare le cellule infette e/o legare gli antigeni agli
anticorpi in modo che possano essere ulteriormente eliminati.
© IAH 2007 20
Problemi associati alle infezioni virali
• Benché la medicina convenzionale disponga di diversi farmaci
per combattere le infezioni, sono disponibili in commercio poche
strategie efficaci per combattere la proliferazione virale.
• Il trattamento sintomatico delle infezioni virali favorisce spesso il
virus e non l’organismo (es. la febbre ha un effetto inibente sul
virus). I farmaci antipiretici abbassano la febbre e, di
conseguenza, inibiscono l’efficacia della difesa mirata
dell’organismo contro il virus.
• I meccanismi di regolazione contro qualsiasi infezione sono
correlati a mediatori presenti in dosi infinitesimali. L’intervento
con qualsiasi sostanza inibente, somministrata in dosi elevate,
altera il sistema di autoregolazione per un lungo periodo di
tempo e incrementa persino il rischio verso una rigidità della
regolazione.
Benché il trattamento sintomatico abbia apparentemente un effetto terapeutico
elevato a breve termine, in realtà spesso i virus sfruttano la soppressione dei
meccanismi di regolazione e permangono più a lungo all’interno dell’organismo,
infettando un numero maggiore di cellule. Soltanto un approccio terapeutico,
attuato nel pieno rispetto dei processi di autoregolazione del corpo umano, può
potenziare, mediante lievi correzioni, l’efficacia dei meccanismi di difesa propri
dell’organismo. A tale scopo, i farmaci omotossicologici agiscono a livello della
secrezione di mediatori essenziali nell’ambito del processo di regolazione
dell’attività antivirale, esplicata dal sistema immunitario.
In nessun caso, il blocco di un’infiammazione di origine virale può essere
considerato un rimedio curativo, poiché il processo flogistico è finalizzato ad
eliminare l’antigene. In effetti, la febbre può essere pericolosa, se è
estremamente elevata, ma deve essere considerata come un meccanismo mirato
di difesa poiché tenta di inibire la proliferazione del virus.
L’effetto dell’inibizione virale, simile ad una cascata, è quasi logaritmico. Ogni
cellula che non è stata infettata è una cellula risparmiata, che ha minori
probabilità di riprodurre il virus, comporta livelli inferiori di attività delle cellule
citotossiche e NK, un numero minore di anticorpi da produrre, un processo
inferiore di fagocitosi richiesto per purificare la matrice, un numero minore di
sintomi, …© IAH 2007 21
Virus e tumori maligni
Virus
Tumore maligno
Virus di Epstein-Barr
·         Linfoma di Burkitt
·         Alcuni tumori maligni del naso e
·         della gola
·         Altri tipi di linfoma (nei pazienti
·         affetti da AIDS)
Virus dell’epatite B e C
·         Carcinoma epatico
Herpes virus 8

·         Sarcoma di Kaposi (nei pazienti
·         affetti da AIDS)
·         Linfomi dei linfociti B (nei pazienti
·         affetti da AIDS)
Papillomavirus umano
·         Carcinoma della cervice uterina
Al momento, soltanto alcuni virus danneggiano notoriamente le cellule ospiti,
alterando il processo di divisione cellulare che può evolvere in senso neoplastico.
Anche in questo caso, l’elenco è infinito e probabilmente nuove ricerche
individueranno altri virus che possono essere responsabili dell’insorgenza di
tumori maligni. Da questo punto di vista, non ci si deve sorprendere perché
un’infezione virale è un’intossicazione intracellulare, persino intranucleare. Una
volta che la funzione dei geni è alterata o mutata, l’esito è imprevedibile. Se un
sistema immunitario indebolito non reagisce adeguatamente per distruggere ed
eliminare la cellula infetta, si innesca una “bomba a orologeria”.
© IAH 2007
Il farmaco migliore contro i virus è
l’immunità acquisita
Sono disponibili alcune vaccinazioni contro determinati virus e sembra assolutamente logico
utilizzarle senza alcuna esitazione. Tuttavia, ultimamente la vaccinazione è diventata una
questione molto controversa a causa dei benefici palesi a breve termine, ma delle possibili
conseguenze enormi per l’umanità nel lungo termine.
Oltre all’efficacia di una vaccinazione nel sviluppare l’immunità, altri parametri possono esercitare
un’influenza in questo ambito, fra cui l’età del paziente. I soggetti più anziani devono fare fronte
alla senescenza del sistema immunitario, che rende estremamente esigue le probabilità di
sviluppare un’immunità di copertura totale in seguito ad una vaccinazione (vedi IAH AC – Il
sistema immunitario nei soggetti anziani).
È noto, nell’ambito della medicina convenzionale, che un contatto minore con i microrganismi
mediato dalle cellule TH-1 (in seguito a vaccinazioni, all’impiego di antibiotici, di FANS, …)
determina un’espressione maggiore della reazione mediata dalle cellule TH-2 in una fase più
avanzata della vita (es. allergie). Soltanto le infezioni naturali, contratte nel corso della vita,
producono un equilibrio adeguato di TH-1/TH-2 e lo sviluppo efficace dell’immunità.
Pertanto, dal punto di vista omotossicologico, ad eccezione di alcuni virus assolutamente
pericolosi per la vita e di alcune condizioni geografiche o climatiche (denutrizione, razza, …),
l’immunità migliore deve essere acquisita mediante il contatto effettivo con il virus. La terapia deve
essere focalizzata su reazioni immunitarie ben controllate. Anche in questo caso, la terapia di
regolazione sembra essere l’unica alternativa ragionevole.
Il dibattito sulla sicurezza di molte vaccinazioni non è ancora concluso e vengono pubblicati
regolarmente articoli e studi relativi al pericolo o alla sicurezza della terapia vaccinale. È un
problema quasi di natura etica e sussiste tuttora il dubbio sul fatto se consigliare o meno ad
un’intera popolazione di vaccinarsi con un antigene per proteggere alcuni individui, non
conoscendo l’eventuale effetto di tale vaccinazione in questa generazione e in quelle future per
tale popolazione, oppure se è più sicuro per l’intera popolazione tentare di trattare soltanto i pochi
soggetti infetti. Anche in questo caso, si riscontra un modo di pensare a breve termine
nell’approccio della medicina convenzionale.
Farmaco
Impieghi comuni
Effetti collaterali
Acyclovir
Herpes genitale,
herpes zoster
e varicella
Gli effetti collaterali sono esigui
Amantadina
Influenza di tipo A
• Nausea o inappetenza
• Nervosismo
• Sensazione di testa vuota
• Discorsi incomprensibili
• Instabilità
• Insonnia
Cidofovir
Infezioni da
citomegalovirus
• Danni renali
• Conta bassa dei globuli
bianchi
Famciclovir
Herpes genitale,
herpes zoster
e varicella
Gli effetti collaterali sono esigui
Accanto al trattamento di “profilassi” volto a prevenire l’insorgenza di infezioni
virali, è prevista anche un terapia antivirale che deve essere attuata in caso di
infezione. Nelle diapositive seguenti, vengono prese in esame le molecole
comuni impiegate nell’approccio della medicina convenzionale per il trattamento
di diverse infezioni virali. Soltanto alcuni farmaci causano effetti collaterali di
entità estremamente lieve.
© IAH 2007 24
Fomivirsen
Retinite da
citomegalovirus
Lieve infiammazione agli occhi
Foscarnet
Infezioni da
citomegalovirus
e virus herpes
simplex
• Danni renali
• Attacchi epilettici
Ganciclovir
Infezioni da
citomegalovirus
Conta bassa dei globuli bianchi
Interferone
alfa
Epatite B e C
• Sintomi simil-influenzali
• Soppressione del midollo
osseo
• Depressione o ansia
Oseltamivir
Influenza di tipo A
e B
Nausea e vomito
Penciclovir
Herpes facciale
Gli effetti collaterali sono esigui
Ribavirina
Virus respiratorio
sinciziale
• Epatite C
Rottura dei globuli rossi,
che causa la comparsa di
anemia
Rimantadina
Influenza di tipo A
Simile ad amantadina, ma
problemi più lievi a livello del
sistema nervoso
Trifluridina
Cheratite da
herpes simplex
• Bruciore agli occhi
• Gonfiore delle palpebre
Valacyclovir
Herpes genitale,
herpes zoster
e varicella
Gli effetti collaterali sono esigui
Valganciclovir
Infezioni da
citomegalovirus
Conta bassa dei globuli bianchi
Vidarabina
Cheratite da
herpes simplex
Gli effetti collaterali sono esigui
Zanamivir
Influenza di tipo A
e B
(polvere inalata)
Irritazione delle vie respiratorie



Dato che il tempo gioca a sfavore della cellula quando si tratta di un’infezione
virale o “intossicazione” virale, prima si effettuano la disintossicazione e il
drenaggio, meglio è per la cellula. Per questo motivo, il primo pilastro del
trattamento omotossicologico, il drenaggio e la disintossicazione, rappresenta
una fase essenziale.
Il secondo pilastro è l’immunomodulazione. Dato che il processo molto rapido di
detissificazione della matrice extracellulare è un sistema di difesa attivo ed
efficiente, l’immunomodulazione è molto importante in un protocollo di
trattamento omotossicologico, specialmente in caso di infezioni recidivanti
croniche o di sindromi post-virali. L’attivazione o la regolazione delle reazioni
immunitarie comportano non soltanto il fatto di porre il sistema immunitario sul
corretto livello mirato di azione, ma anche di mantenere i sintomi clinici
dell’infiammazione entro livelli accettabili per il paziente oppure di stimolare un
sistema immunitario non reattivo.
La morte cellulare, indotta dalle cellule T citotossiche, comporta un indebolimento
del tessuto. Per migliorare la qualità di vita del paziente, è necessario attuare il 3°
pilastro del trattamento omotossicologico, che è il supporto cellulare e la
regolazione degli organi. In questo modo, vengono ottimizzate le funzioni cellulari
delle cellule sane, compensando la perdita funzionale causata dalle cellule
infettate dai virus.
© IAH 2007