giovedì 22 novembre 2012

Patereccio

È il comune “giradito”, infezione della falange distale di un dito, solitamente acquisita dopo una puntura. È comunemente dovuto a S. aureus, benché una lesione simile sia imputabile anche all’Herpes virus. Il patereccio può essere molto doloroso,in quanto l’infezione è confinata negli stretti spazi del polpastrello. Ciò può causare un
ostacolo all’irrorazione sanguigna, la necrosi dei tessuti ed un’osteomielite.

Paronichia

La paronichia è una infezione superficiale delle pliche cutanee site lateralmente alle unghie. La paronichia acuta è quasi sempre provocata da un piccolo trauma
cui segue l’inoculazione dello S. aureus: comunissima quella successiva al distacco di
una “pellicola delle unghie”.
Gli impacchi salini facilitano il drenaggìo spontaneo del pus; se necessario si può
ricorrere ad una piccola incisione.

Infezioni Stafilococciche Recidivanti

Alcuni pazienti soffrono di ricorrenti episodi
di foruncolosi o di altre infezioni cutanee da Staphylococcus sp.
Comuni sono gli orzaioli, microascessi delle ghiandole sebacee delle ciglia e di
Meibomio, le congiuntiviti e le blefariti. Da notare che nelle infezioni palpebrali  è
importante il ruolo patogeno degli stafilococchi coagulasi negativi.

mercoledì 21 novembre 2012

Foruncoli e Favi

Il foruncolo è un piccolo ascesso che inizia come una follicolite e
poi si estende al tessuto circostante. Si presenta come un nodulo rosso, duro e dolente,
sormontato da una pustola.
La sicosi della barba colpisce gli individui dotati di barba o baffi e possiede notevole

tendenza alla cronicità. I peli non cadono, né hanno difetti di crescita, in contrasto con
altre forme di follicoliti che affliggono le persone che si rasano abitualmente e con la
Tinea barbae.


Si parla di favo (o vespaio) quando avviene la coalescenza di diversi foruncoli interessanti follicoli adiacenti: il pus fuoriesce da diverse bocchette, si può associare febbre e
la lesione si può complicare in cellulite. I foruncoli possono presentarsi ovunque vi sia
cute fornita di peli e specie nei punti più soggetti a sfregamento e traspirazione: una classica localizzazione del favo è il retro del collo.
Lo S. aureus è quasi sempre in causa (v. però anche le Infezioni cutanee da Gram
negativi).
Nel caso di piccoli foruncoli, gli impacchi salini caldo umidi, favorenti il drenaggio,
sono senz’altro utili. Foruncoli più grandi e favi richiedono incisione e drenaggio chirurgico.
Antibiotici sistemici non sono di solito necessari, a meno che non subentrino cellulite
o febbre, soprattutto se i foruncoli sono sul viso (pericolo di 
agar Mc Conkey cavernoso
o ascessi cerebrali).
La diagnosi microbiologica è necessaria soprattutto quando vi è il sospetto che l’infezione non sia dovuta allo Stafilococco. Il pus può essere sottoposto a Gram e a coltura su
agar sangue e agar Mc Conkey.


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Follicolite

La follicolite è l’infiammazione di un follicolo pilifero, di solito provocata da occlusione dell’ostio e da piccoli traumi. Tra le più frequenti cause di follicoliti c’è
lo S. aureus, specie nei bambini. Le lesioni si presentano come papule arrotondate o
pustole, perforate da un pelo e circondate da un alone eritematoso. Si formano spesso in
gruppi, di solito sul cuoio capelluto o sulla cute delle estremità.

Ectima

È una infezione stafilococcica o streptococcica con ulcerazione dermica.
Tipicamente, l’ectima si verifica dopo un trauma in soggetti malnutriti e in cattive condizioni igieniche. Come l’impetigine, la lesione e inizialmente vescicolo-pustolosa; si
forma successivamente un’ulcera ricoperta da una crosta secca e aderente. 

Fascite necrotizzante

La fascite necrotizzante  è una cellulite acuta necrotizzante
che interessa la fascia superficiale e il grasso sottocutaneo. La caratteristica fondamentale dell’infezione è un’ampia cavità necrotica sottominante la cute, che appare scollata dai
piani contigui. Ne risultano ampie zone di anestesia a chiazze o di gangrena cutanea.


Vi sono due principali cause batteriche di fascite necrotizzante:  S. pyogenes e una
flora mista aero e anaerobia, in infezioni dette “sinergiche”, di solito di origine enterica
(v. Infezioni da flora mista aerobia e anaerobia).
La fascite da streptococco tende ad essere spontanea o conseguire ad un lieve trauma;
colpisce più frequentemente le persone con difese organiche diminuite. L’esordio può
essere indistinguibile dalla tipica cellulite acuta, ma la fascite è molto più grave e dolorosa, rapidamente progressiva e con intensa tossicità sistemica.
Le ricerche batteriologiche possono dimostrare S. pyogenes con le colture, ma anche
con il Gram, la cui rapidità può essere preziosa per una diagnosi ed un trattamento precoci.
Recentemente (1994) si sono verificati in Gran Bretagna, in un intervallo abbastanza
breve di tempo, più di una dozzina dei consueti 40-50 casi annuali di fascite necrotizzante streptococcica. Ciò ha destato l’impressione di un’epidemia: l’allarme ha spinto il
nostro Ministero della Sanità a rendere obbligatoria la denuncia della fascite necrotizzante all’Istituto Superiore di Sanità.
La risposta alla penicillina o ad altri antibiotici è scarsa, a differenza dalla cellulite
acuta senza fascite. Il trattamento è chirurgico.


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venerdì 16 novembre 2012

Cellulite acuta

La cellulite è una infiammazione a rapida diffusione, con interessamento del derma profondo e del grasso sottocutaneo. S. pyogenes e S. aureus sono i più
frequenti agenti eziologici nel soggetto immunocompetente, con lo S. aureo di solito in
causa quando il punto di partenza è un’ulcera cutanea o un ascesso.
Altri microrganismi possono però essere implicati in circostanze particolari; inoltre,
nell’ospite immunocompromesso o in chi ha subito esposizioni contaminanti, sono state
descritte inusitate infezioni da microrganismi ambientali.
V. anche altre celluliti in Infezioni cutanee da Gram negativi.

Esiste quasi sempre una lesione precedente che funge da porta di entrata del germe
che provoca la cellulite. Essa può essere anche minuscola, come una fessura in una plica
interdigitale colpita da Tinea pedis, oppure più evidente, come una puntura o un ulcera.
Rossore e dolore divengono rapidamente intensi, in associazione a segni e sintomi
sistemici. In contrasto con il netto ed elevato margine caratteristico della chiazza eresipelatosa, il rossore cellulitico sfuma gradualmente nel tessuto circostante. Si possono
aggiungere vescicole e aree ascessuali con fluttuazione, linfangite e linfadenite.
È frequente la cellulite del polpaccio, ma la sede può essere in qualsiasi parte del
corpo.
Come nell’eresipela, la cellulite ricorrente si verifica in aree linfoedematose.
In adulti immunocompetenti la diagnosi di cellulite è di solito clinica. Per il trattamento, abitualmente antistreptococcico e antistafilococcico, non  è necessario attendere
l’isolamento dei germi che - come nell’eresipela - non è facile, a meno che non vi sia una
lesione aperta. La cellulite spesso peggiora temporaneamente in seguito all’antibiotico
terapia (v. anche Eresipela).
Nel paziente immunocompresso la situazione è molto più complicata ed è estremamente importante identificare l’agente eziologico, effettuando i prelievi prima di ricorrere alla terapia antibiotica empirica.
Se è individuabile una lesione iniziale, si devono fare esami microscopici e colture
utilizzando terreni adatti anche a gram negativi e germi esigenti (v. paragrafi successivi).

Se non è visibile una lesione iniziale si ricorre alla coltura di aspirati tissutali e possibilmente di biopsie cutanee; è utile effettuare anche delle emocolture.
Se si vuol ricorrere all’agoaspirazione si adopera una siringa da 3-5 ml con un ago
sottile che viene introdotto al margine della lesione. È opportuno iniettare 0,1-0,5 ml di
fisiologica sterile e aspirare subito dopo. Se i tentativi di aspirazione dovessero fallire, si
può aspirare qualche goccia di un brodo nutritivo, strisciare la punta dell’ago sul terreno
di coltura e inoculare il resto in una provetta di brodo.


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Eresipela

L’eresipela è un’infezione che interessa il derma e la porzione più superficiale del sottocutaneo, con spiccato interessamento dei vasi linfatici mediante i quali
l’infezione si diffonde rapidamente.
Il microrganismo responsabile  è lo streptococco di gr. A (S. pyogenes) e, più raramente, di gr. G e C.
L’eresipela colpisce abitualmente persone nelle età estreme, cioè bambini e vecchi; la
provenienza del germe può essere la cute o il tratto respiratorio del paziente stesso oppure di altre persone.

Impetigine

L’impetigine  è una infezione superficiale caratterizzata da vescicole
intraepidermiche che evolvono in pustole. Altre caratteristiche istologiche dell’impetigine sono l’infiltrazione neutrofila e linfocitica della parte superiore del derma e l’edema
epidermico.
Gli esami microbiologici evidenziano di solito S. pyogenes in coltura pura o commisto con S. aureus, benchè questo sia considerato un invasore secondario. Occasionalmente sono stati isolati anche streptococchi di gr. C. o G.


Fattori predisponenti all’impetigine sono la scarsa igiene personale, condizioni di
affollata convivenza e clima caldo umido. La malattia può manifestarsi in forma epidemica tra membri di una famiglia o popolazioni di comunità chiuse.
I portatori di S. pyogenes o di S. aureus e i soggetti con infezioni cutanee possono
trasmettere i germi, i quali per brevi periodi divengono residenti sulla cute normale.
Piccoli traumi come abrasioni, punture di insetti e grattamento producono lesioni che
costituiscono la porta d’ingresso.
Nelle forme secondarie, l’impetigine complica frequentemente una dermatite e particolarmente l’eczema atopico (“impetiginizzazione”). Sono i microrganismi non residenti
che contaminano regolarmente tutti i tipi di lesione cutanea e vi si stabiliscono in permanenza. Tra essi S. aureus è il più frequentemente in causa.
L’impetigine si manifesta con vescicole e pustole su base eritematosa, particolarmente numerose sulla faccia e sulle estremità. Rompendosi, esse rilasciano il loro contenuto
liquido, che si rapprende in croste giallo brune (“color miele”). Le croste si separano
successivamente dalla pelle sottostante che non cicatrizza, essendo la lesione molto
superficiale. L’impetigine può causare prurito ed anche una linfadenite regionale, ma
manifestazioni sistemiche e febbre sono rare.
La varietà “bollosa” dell’impetigine colpisce solitamente i bambini piccoli. Le lesioni
iniziano sotto forma di piccole vescicole che si trasformano in bolle flaccide più grandi
su base poco o nulla eritematosa. Le bolle si rompono facilmente e rilasciano un liquido
più sieroso che purulento; si formano allora sottili croste brune e simili a lacca. L’impetigine bollosa  è un’infezione primaria dovuta ad alcuni stipiti di S. aureus, di solito il
gruppo II, fago tipo 71. Ouesti stipiti producono una tossina che causa il distacco dello
strato corneo, la stessa responsabile della “Staphylococcal Scalded Skin Syndrome”.
In casi clinicamente evidenti di impetigine le ricerche microbiologiche sono spesso
non necessarie.
La diagnosi eziologica definitiva delle varie forme di impetigine richiede invece
l’isolamento di S. pyogenes o S. aureus da colture dei siti affetti.
Si deterge la cute con alcool e, dopo rimozione della crosta, si effettua il prelievo alla
base della lesione; la coltura su agar sangue è di solito sufficiente.
Benché l’impetigine possa risolvere spontaneamente, il trattamento è indicato quando
si voglia alleviare rapidamente i sintomi, fermare l’evolversi di nuove lesioni e prevenire
complicazioni potenzialmente serie, come la cellulite.
Data la diffusione di ceppi penicillino resistenti sono utili le penicilline protette o le
cefalosporine orali; in caso di allergia è indicata l’eritromicina. La durata della terapia
orale per l’impetigine con uno qualsiasi di questi antibiotici dovrebbe essere di circa 1
settimana.


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Infezioni genitali maschili

Le vie seminali maschili che iniziano (dall’esterno) a livello dell’orifizio dell’uretra sul pene e proseguono con il canale uretrale, i dotti eiaculatori, le vescicole seminali, la prostata, i dotti deferenti e gli epididimi, essendo in comunicazione con l’esterno possono essere la via di penetrazione di germi provenienti dall’esterno (quindi dal pene, dalla vagina della partner, dall’ano della partner, dalla regione perianale propria, dalle vie urinarie proprie etc).

VERRUCHE GENITALI DA PAPILLOMAVIRUS UMANO

Le verruche genitali sono la più frequente STD virale. L'incidenza riportata dell'infezione da papillomavirus umano (HPV) è del 6% nelle donne di età compresa tra i 20 e i 34 anni. I principali sottotipi di HPV che infettano l'epitelio vulvare includono i tipi 6 e 11. I tipi 16, 18, 31, 33, 35, 39, 41, 42, 43, 44, 51, 52 e 56 sono meno frequenti nelle malattie vulvari, ma sono coinvolti nella displasia cervicale e nel cancro invasivo

ULCERE GENITALI DA HERPES SIMPLEX


Le ulcere genitali da herpes simplex sono una forma di infezione a trasmissione sessuale causata dal virus dell'herpes simplex di tipo 1 o 2. L'herpes genitale è una malattia molto diffusa, e si stima che circa il 25% della popolazione adulta sia portatore del virus.

VAGINITE DA TRICHOMONAS

La vaginite dovuta al Trichomonas vaginalis, una STD, rappresenta circa il 5-10% delle infezioni vaginali. Il 50% circa delle donne che ospitano l'organismo è asintomatica. I più comuni disturbi sono una profusa secrezione vaginale (che può essere schiumosa, verde giallastra e alcalina), la disuria e la dispareunia. È presente un eritema vaginale.
I sintomi compaiono, spesso, dopo le mestruazioni. La secrezione può avere un odore di pesce a causa dei coesistenti organismi anaerobi. L'infiammazione acuta può causare un aspetto a fragola della cervice e della vagina. Sui vetrini bagnati si osservano i protozoi mobili e flagellati.




Terapia
Può essere usato il metronidazolo, 500 mg bid per 7 gg o in una singola dose di 2 g PO. Gli effetti collaterali includono la nausea e un gusto metallico; la nausea grave con il vomito è più comune dopo una dose singola. Deve essere trattato anche il partner sessuale della paziente.

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VAGINITE DA CANDIDA

Le infezioni da funghi o da lieviti rappresentano il 30-35% delle infezioni vaginali; la maggior parte di esse è dovuta alla Candida albicans. I lieviti colonizzano il 15-20% delle donne non gravide e il 20-40% delle donne gravide. L'infezione da Candida è più comune tra le donne affette dal diabete, che usano un IUD, che hanno usato recentemente un antibiotico (p. es., la tetraciclina per l'acne), che usano regolarmente i corticosteroidi o che sono immunodeficienti.

giovedì 15 novembre 2012

Le infezioni delle prime vie respiratorie


I raffreddori o infezioni delle vie aeree superiori sono caratterizzati da naso chiuso e colante, a 
volte associato a mal di gola e febbre, qualche volta a tosse, raucedine, occhi rossi e ingrossamento 
delle ghiandole linfatiche del collo.  
Come e quando si prendono? 
Sono causati da virus che interessano il naso e la gola e si diffondono da una persona all’altra per 
mezzo di starnuti, colpi di tosse o con le mani sporche di muco, per contatto con soggetti ammalati 
o attraverso oggetti contaminati. I virus dei raffreddori possono sopravvivere sui giochi, telefoni, 
maniglie, asciugamani, tavoli o su altri oggetti per tre ore. Dagli oggetti il virus è trasmesso al naso 
attraverso le mani. Una volta raggiunto il naso, i virus cominciano a moltiplicarsi e a diffondersi 
verso il basso, nella gola, nella trachea e nei bronchi, causando mal di gola e tosse.  

Infezioni dell'orecchio nei bambini

Qualsiasi genitore sa quanto possa essere frustrante consolare un bambino che si lamenta per un'infezione all'orecchio (otite media). Sebbene certe infezioni dell'orecchio si risolvano in maniera spontanea, altre risultano più difficili da curare, e alcuni bambini si mostrano particolarmente predisposti.
Definizione
In un'infezione dell'orecchio tipica, l'orecchio medio (situato dietro il timpano) si infiamma e si riempie di liquido, una condizione definita otite media.



La maggior parte delle infezioni dell'orecchio di breve durata, o acute, in genere si risolve senza alcun intervento, ma se continuano a ripresentarsi vengono classificate come infezioni ricorrenti. Le infezioni ricorrenti dell'orecchio possono determinare un accumulo di liquido nell'orecchio medio che tende a non riassorbirsi. In questo caso si parlerà di infezione dell'orecchio a lungo termine o cronica.

Cause
Un'infezione dell'orecchio è causata solitamente da batteri o virus che penetrano nell'organismo attraverso il naso e la bocca. I luoghi affollati da bambini (ad esempio gli asili) favoriscono la diffusione dei germi, ma anche infezioni respiratorie, allergie e sostanze inquinanti presenti nell'aria (tra cui il fumo di sigaretta passivo) possono causare un'infezione dell'orecchio.

Sintomi
I bambini più piccoli spesso iniziano col toccarsi o grattarsi l'orecchio, comportamento accompagnato da problemi di udito, febbre, secrezioni dall'orecchio, irritabilità e vomito.

Nei bambini più grandi e negli adulti, i sintomi includono mal d'orecchio, problemi di udito, sensazione di occlusione o pressione dell'orecchio, secrezioni dallo stesso, vertigini e perdita di equilibrio, nonché nausea o vomito.

La manifestazione di sintomi non accompagnati da dolore o febbre può anche indicare la presenza di liquido nell'orecchio e ciò richiede ulteriori indagini.

Fattori di rischio

I bambini più piccoli sono esposti a un rischio maggiore di infezione dell'orecchio poiché l'anatomia dell'orecchio e della gola non è ancora del tutto sviluppata. Il rischio cresce anche per quei bambini che frequentano gli asili entrando così in contatto con molti altri loro coetanei.

Diagnosi
Il medico condurrà un esame scrupoloso, raccoglierà informazioni sui sintomi ed eseguirà alcuni semplici test verificando, tra le altre cose, il movimento del timpano, il funzionamento della tuba di Eustachio, la presenza di liquido nell'orecchio medio e un eventuale calo dell'udito.

Nei bambini piccoli, l'irritabilità e lo sfregamento dell'orecchio non implica necessariamente l'esistenza di un'infezione o di un grave problema. Un esame completo e l'analisi della sintomatologia possono aiutare il medico a formulare una diagnosi accurata e a evitare idealmente l'utilizzo di antibiotici superflui.


Opzioni di trattamento per le infezioni dell'orecchio
Nei casi cronici di infezione dell'orecchio, il problema può risiedere nella struttura fisica dell'orecchio, del naso o della gola del bambino. In tali circostanze, il medico può consigliare una delle seguenti procedure: l'inserimento di tubi di ventilazione trans-timpanici o l'asportazione delle adenoidi, una massa di tessuto ubicata nella parte superiore della gola, appena dietro il naso.

La maggior parte delle infezioni dell'orecchio si risolve in modo spontaneo nell'arco di alcuni giorni, ragione per cui gli esperti sconsigliano la prescrizione immediata di antibiotici (2-3 giorni) in determinati casi di infezione acuta dell'orecchio.1

A seconda della condizione del bambino, il medico raccomanderà un trattamento farmacologico piuttosto che chirurgico. Le infezioni dell'orecchio sono la causa più frequente di perdita dell'udito nei bambini, problema che può interferire con l'apprendimento e lo sviluppo del linguaggio e che, in alcuni casi, può essere permanente.

Trattamenti farmacologici
Se l'infezione è di origine batterica, il medico potrà prescrivere un antibiotico (farmaco antibatterico). Se invece l'infezione è di natura virale, gli antibiotici non sono di alcun aiuto, al contrario: utilizzare un antibiotico quando non ce n'è necessità può essere dannoso e portare allo sviluppo di batteri resistenti agli antibiotici.2

Il medico potrà prescrivere un antidolorifico per fornire un sollievo al paziente mentre il virus fa il suo decorso.

Trattamenti chirurgici
Se l'infezione all'orecchio continua a ripresentarsi o perdura a lungo, il medico potrà consigliare un intervento chirurgico.

I trattamenti chirurgici includono l'inserimento di un tubo di ventilazione nel timpano per permettere il drenaggio del liquido o la rimozione delle adenoidi ingrossate o infiammate (adenoidectomia) che possono fornire terreno fertile per la proliferazione dei batteri e bloccare il drenaggio naturale di questo liquido nella gola.


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Infezioni delle vie urinarie


Come si dividono le infezioni delle vie urinarie?

Batteriuria asintomatica
È una condizione benigna, caratterizzata dalla presenza di batteri a bassa virulenza e dalla assenza di sintomi. Si ritrova in caso di esami delle urine o urinocolture occasionali. 
Non richiede trattamento, fatta eccezione per i soggetti immunodepressi (portatori di trapianto renale, diabetici, etc.).



Infezione urinaria bassa sintomatica o cistite acuta
Può essere favorita da fattori locali (infezioni vaginali e del prepuzio, fimosi, sinechie delle piccole labbra etc). 
La febbre è poco frequente e generalmente inferiore a 38°C, mentre prevalgono i disturbi minzionali. Nel lattante la sintomatologia è in genere aspecifica. A volte, può essere presente sangue nelle urine (macroematuria) alla fine della minzione, anche con coaguli. 
Gli indici di flogosi (infiammazione) (VES e PCR) sono, di solito, normali o solo lievemente alterati. All’ecografia è a volte rilevabile un aumento di spessore della parete vescicale. È più frequente nelle femmine in età prescolare.

Infezioni urinarie basse ricorrenti
Sono più frequenti nelle femmine in età scolare e sono spesso associate a disfunzioni vescicali e dello sfintere uretrale esterno. 
Nel 30 - 40% dei casi si associano a reflusso vescico-ureterale, di solito di grado lieve. È frequente la concomitanza con vulvo-vaginiti, sinechie delle piccole labbra, fimosi, ossiuriasi e stipsi. Si avvalgono, oltre che di un trattamento specifico antibatterico, della rieducazione minzionale e di farmaci regolatori della muscolatura vescicale.
  
Infezione urinaria alta o pielonefrite acuta (PNA)
Caratterizzata generalmente da febbre elevata, spesso con brivido, e talvolta dolore lombare o addominale, è spesso associata ad una malformazione delle vie urinarie (nel 40% dei casi a reflusso vescico-ureterale) e/o a disfunzioni vescico-sfinteriali. 
La diagnosi, spesso difficile e sostanzialmente clinica, deve essere tempestiva per evitare il danno parenchimale iniziando il trattamento subito dopo l’esecuzione dell’urinocoltura.

Quanto è frequente il problema?

Le infezioni delle vie urinarie (IVU) rappresentano le infezioni più frequenti in età pediatrica dopo quelle delle vie aeree.
La loro incidenza nei bambini che si presentano al Pronto Soccorso con febbre superiore a 38,3°C è 7,5%.
 Il rischio di IVU sotto gli 11 anni di età è maggiore nelle femmine rispetto ai maschi: 3% contro 1,1%.
Nei neonati è il contrario: 7% nei maschi e il 2,8% nelle femmine.

Questa differenza è dovuta a:
maggiore facilità di infezione nella femmina per la vicinanza del retto all’uretra,
maggiore frequenza di malformazioni delle vie urinarie nel neonato maschio.

Quale è la causa?

Le infezioni urinarie sono frequentemente dovute a batteri. 
Molto più rare sono le forme virali (cistite emorragica da adenovirus) e quelle da funghi.


Quali sono i sintomi?

Nel lattante, vanno sospettate anche in presenza di sintomi aspecifici come febbre, disturbi gastroenterici, irritabilità, anoressia, scarso accrescimento ponderale, pianto durante la minzione, urine maleodoranti, arrossamento all’interno delle cosce e ittero (in particolare nel neonato).
 Nei bambini più grandi prevalgono, invece, i disturbi mentre urinano (disturbi minzionali), quali necessità di effettuare minzioni di piccola quantità e frequenti, bruciore o dolore durante la minzione, incontinenza, oltre a dolori in sede lombare e/o sovrapubica.

Cosa fare?
 Quando si presentano i sintomi descritti sopra, bisogna rivolgersi al medico.

Come vengono diagnosticate?
La diagnosi di certezza si fonda sulla dimostrazione della positività dell’urinocoltura.
 L’urinocoltura in associazione con l’esame completo delle urine va sempre effettuata prima d’iniziare la terapia antibiotica, poiché anche un’unica dose di antibiotico può rendere sterili le urine.
 Se non si vuole ottenere un’urinocoltura falsamente positiva, occorre seguire criteri precisi per:
il prelievo tramite “mitto intermedio”
la raccolta delle urine
 Per distinguere le infezioni alte da quelle basse, l’esame delle urine e l’urinocoltura non sono sufficienti. 
La positività degli indici di flogosi (VES > 25 mm 1ª ora; PCR > 2 mg/dl) può suggerire un’infezione alta.

Quali esami strumentali effettuare?
 L’ecografia renale è un esame che viene generalmente effettuato dopo ogni infezione urinaria, in particolare nelle infezioni alte e nel bambino più piccolo.
 La cistografia è invece riservata alle infezioni urinarie alte, per escludere la presenza di un reflusso vescico-ureterale.
 Successivamente, in caso di infezioni alte, può essere eseguita una scintigrafia renale statica (DMSA) che è in grado di valutare gli eventuali esiti a distanza.

Qual è il trattamento?
 Infezione delle Basse vie urinarie (Infezione urinaria bassa sintomatica o cistite acuta).
Consiste, generalmente, in un breve ciclo (3 - 5 giorni) di terapia antibatterica per via orale. La durata ottimale del trattamento non è stata ancora ben definita, anche se un ciclo breve assicura una riduzione di costi, effetti collaterali, alterazioni della flora batterica intestinale e rischio di antibiotico-resistenza.
Infezione delle alte vie urinarie (Infezione urinaria alta o pielonefrite acuta (PNA).
Il trattamento della PNA va iniziato precocemente poiché, se tempestivo (entro 48 - 72 ore dall’esordio dell’infezione), può prevenire danni al rene. 
La terapia va iniziata subito dopo aver raccolta l’urina per l’urinocoltura, infatti, iniziare la terapia antibiotica prima di aver raccolto l’urina, impedisce, nella maggior parte dei casi, di identificare il germe responsabile dell’infezione e, più in generale, di confermare il sospetto diagnostico. 
Il trattamento, ospedaliero o domiciliare, dipende dall’età del bambino e dalle sue condizioni generali. Il ricovero è consigliabile per i bambini più piccoli, in presenza di segni sistemici di infezione (febbre elevata, vomito persistente, segni di disidratazione etc). 
In questi pazienti è indispensabile un antibiotico per via endovenosa o intramuscolare e l’applicazione di una fleboclisi. 
La terapia, da protrarsi per almeno 10 giorni, va seguita da una profilassi antibatterica nei pazienti di età inferiore a 5 anni, a maggior rischio di danno parenchimale.

Quali sono i rischi?
 Le IVU sintomatiche del bambino possono mostrare tendenza a recidivare, in particolare in caso di malformazioni delle vie urinarie e/o alterazioni vescico-sfinteriche.
 In questi casi sono necessari periodi, anche lunghi, di profilassi antibatterica urinaria.
 Quest’ultima è indicata anche nei casi con reinfezioni e recidive, che occorrono in assenza di evidenti fattori di rischio. Vanno impiegati farmaci antimicrobici caratterizzati da efficacia verso la maggior parte dei germi patogeni, ridotti effetti collaterali e modesta possibilità di resistenza batterica.

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Le Infezioini

Le infezioni sono una condizione patologica determinata dall’invasione dell’organismo o di una sua parte per opera di microrganismi appartenenti a classi diverse ( virusbatterifunghiprotozoivermi). Tale condizione è il risultato dell’interazione fra microrganismo parassita e risposta immunitaria dell’organismo ospite. L’infezione può essere asintomatica o sintomatica, con vari gradi di intensità individuale.