giovedì 21 febbraio 2013

Lesioni ulceronodulari cutanee

Ulcere. Lesioni ulceronodulari cutanee primitive sono provocate da alcuni microrganismi, come i micobatteri, Sporothrix sp, C. diphteriae, B. anthracis, F. tularensis.
Più generalmente però i batteri colonizzano o infettano ulcere originate da cause non
infettive.
Le ulcere cutanee più frequenti nella pratica clinica sono dovute a insufficienza
vascolare venosa (u. varicose) o arteriosa, a compressione (decubiti), a ustioni o congelamento, a neuropatie (ulcere diabetiche) o ad altre malattie sistemiche (neoplasie, anemia
a cellule falciformi).

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In tutte le ulcere pullulano batteri, spesso di svariate specie aerobie e anaerobie: la
loro presenza non è da sola sinonimo di infezione e di danno per l’ospite. La frequente
infezione secondaria complica peraltro la terapia e interferisce con la guarigione favorendo l’estensione della lesione.
Nelle ULCERE DA INSUFFICIENZA VASCOLARE sono isolabili abitualmente
S. aureus e vari gram negativi, da soli o in associazione.
Salvo casi particolari, la coltura di queste ulcere è di poca utilità e la presenza di pus
non indica di per sè la necessità di ricorrere agli antibiotici, che non sono in grado di
accelerarne la risoluzione. Questi dovrebbero essere riservati ad ulcere complicate da
estesa cellulite circostante, linfangite o segni sistemici di infezione.
Le ULCERE DIABETICHE delle estremità inferiori tendono ad avere una flora più
complessa, composta di aerobi e anaerobi.
Il numero di germi  è generalmente più basso nelle ulcere stabilmente cronicizzate.
Tra gli aerobi i più frequenti sono S. aureus, S. epidermidis, streptococchi, corinebatteri
e batteri gram negativi. Gli anaerobi predominanti sono i peptococchi e Bacteroides sp.
In caso di infezioni più gravi, come la gangrena, sono comuni i clostridi.
La flora predominante tende a subire variazioni in relazione a fattori ambientali e
particolarmente notevole nel corso della terapia è la sostituzione di germi sensibili con
specie resistenti agli antibiotici.
Anche le ulcere diabetiche croniche e stabilizzate, come quelle vascolari, non richiedono generalmente colture routinarie o terapia antibiotica generale.
Queste dovrebbero essere riservate ai casi con evidente interessamento dei tessuti
adiacenti, osteomielite, o segni di infezione sistemica.
Quando si verificano queste complicazioni, i reperti batteriologici ottenuti da tamponi superficiali correlano poco con quelli di aspirati profondi o di prelievi bioptici. Questi
danno di solito luogo a colture monomicrobiche, specialmente S. aureus e S.
epidermidis, che in queste circostanze assume un deciso ruolo patogeno.
Se le lesioni sono estese,  è spesso necessario intervenire chirurgicamente e con la
somministrazione di antibiotici. Un regime antibiotico su base empirica dovrebbe contrastare stafilococchi, streptococchi, anaerobi ed enterobatteri, finchè i risultati delle colture
non sono disponibili per una scelta mirata.
Una ragionevole selezione, fra le molte,  è rappresentata da un aminoside, come la
gentamicina, più clindamicina, oppure una monoterapia con cefoxitina o cefotetan.
I reperti batteriologici delle ULCERE DA DECUBITO sono molto simili a quelli
delle ulcere diabetiche, cioè associazioni di germi aerobi e anaerobi. Le emocolture
riflettono questa complessità e talvolta sono polimicrobiche. Gli anaerobi di più comune
riscontro sono Bacteroides fragilis, Peptococcus e Peptostreptococcus sp.; i più comuni aerobi S. aureus, streptococchi, Pseudomonas, Proteus mirabilis e altri enterobatteri.
I principi diagnostici e terapeutici delle ulcere da decubito sono gli stessi di quelli
delle ulcere diabetiche, già discusse.

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