giovedì 28 luglio 2016

Faringite

Faringite
La faringite, chiamata comunemente "mal di gola", è un'infiammazione della faringe, acuta o cronica, che provoca difficoltà nel deglutire e talvolta può essere accompagnata da tosse e secrezione.



Epidemiologia

Si manifesta principalmente intorno ai 4-7 anni di età mentre raramente si osserva in bambini di età inferiore. L'incidenza aumenta durante l'inverno e all'inizio della stagione primaverile.

Sintomi

I sintomi e i segni clinici variano anche a seconda dell'agente patogeno, in comune si ha un improvviso mal di gola associato con febbre e difficoltà di deglutizione (disfagia), cefalea, nausea, vomito, dolore addominale. Più raramente si mostrano congiuntivite, tosse, diarrea o malessere generalizzato.

Terapia

Nel solo caso di faringite batterica (confermata tramite tampone faringeo), si somministrano antibiotici, fra cui la classe delle penicilline che rimangono il farmaco di scelta,fra cui amoxicillina, benzatin-penicillina, penicillina V. Il razionale della terapia antibiotica è quello di eradicare la possibile infezione batterica; in particolare, benché la maggior parte delle forme siano virali e quindi non suscettibili di terapia antibiotica, gli antibiotici vengono utilizzati per contrastare la possibile infezione da Streptococcus beta-emolitico di gruppo A. In caso di sospetta allergia si somministra l'eritromicina. I corticosteroidi e i FANS vengono utilizzati per ridurre la sintomatologia.

All'interno della faringe, l'ingrossamento delle adenoidi può portare alla necessità dell'asportazione chirurgica delle stesse, soprattutto se rendono la respirazione difficoltosa.

Infezione acuta primaria da HIV

infezione  HIV
Per sindrome retrovirale acuta, o sindrome acuta da HIV, conosciuta anche con il nome di sindrome similmononucleosica, si intende una risposta transitoria, che ricorda uno stato simile alla mononucleosi o simile a uno stato influenzale, corrispondente alla cosiddetta infezione acuta primaria da HIV, che rappresenta la prima fase dell'infezione da HIV-1, verificabile dopo un periodo che va da 1 a 6 settimane dal contagio da HIV-1. Questa sindrome colpisce più della metà delle persone dopo il contagio da HIV. Già chiamata LAS (Lymphadenopathy syndrome, in italiano sindrome da linfoadenopatia), fu a lungo considerata una patologia separata dall'Aids vero e proprio, solo gradualmente riconosciuta come pre-Aids (ARC, AIDS Related Complex).

lunedì 21 marzo 2016

Il diabete e le infezioni

Uno studio pubblicato sulla rivista European Journal of Endocrinology ha evidenziato come i pazienti con diabete siano più soggetti degli altri a sviluppare batteriemia stafilococcica in comunità, ovvero infezioni ospedaliere a seguito dell’instaturarsi di un ascesso stafilococcico localizzato; la condizione è piuttosto grave perchè in caso di diagnosi di batteriemia non di rado l’infezione è resistente all’azione degli antibiotici comunemente a disposizione.



Nello studio in questione i ricercatori hanno evidenziato come la probabilità di sviluppare batteriemia è tre volte maggiore nei pazienti diabetici rispetto ai pazienti non diabetici; il rischio infezione, inoltre, è 7 volte maggiore per i pazienti con diabete di tipo1 e tre volte maggiore per quelli con diabete di tipo 2.

I ricercatori hanno anche evidenziato dei fattori di rischio per lo sviluppo della batteriemia ovvero l'essere affetti da complicanze del diabete di tipo macro e micro vascolari, essere portatori di ulcere diabetiche, essere malati di diabete da molti anni e non riuscire, tramite la terapia attuata, a tenere nella norma i livelli di glicemia.

Virus Zika e microcefalia

Zika
Virus Zika
Si conferma il rischio di microcefalia associato a infezione da virus Zika sopratutto per il primo trimestre di gravidanza, ma la probabilità è molto più bassa di quanto previsto in precedenza. Lo suggerisce uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Istitut Pasteur di Parigi e basato sull'analisi dei dati relativi a un'epidemia di Zika avvenuta tra il 2013 e il 2015 nella Polinesia Francese, arcipelago che si trova a est dell'Australia e della Nuova Zelanda. Lo studio ha meritato la pubblicazione e un editoriale di commento su Lancet, una delle più prestigiose riviste di medicina internazionali.



L'urgenza di trovare risposte

L'epidemia di microcefalia associata a virus Zika che sta colpendo il Sudamerica spinge la ricerca medica a cercare, con una urgenza inedita, di arginare il fenomeno e stimare i reali rischi dell'infezione per la popolazione. Sono 6000 i casi sospetti di microcefalia in Brasile per il 2015 e un primo caso è stato osservato anche in Colombia nel 2016. Questi dati hanno portato l'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, a dichiarare di recente che il numero abnorme di casi di microcefalia e di altri difetti neurologici come un'emergenza di rilievo internazionale per la salute pubblica. Tuttavia, la stessa OMS ha anche dichiarato che l'associazione tra infezione da virus Zika e microcefalia non è stata ancora verificata scientificamente. La riluttanza ad ammettere un nesso causale tra infezione da virus Zika e microcefalia deriva dal riscontro molto raro di tracce di virus nei neonati affetti da microcefalia.

Lo studio dell'epidemia di virus Zika del 2013

"Abbiamo analizzato i dati raccolti nella Polinesia Francese durante l'epidemia di virus Zika scoppiata nell'ottobre del 2013 e terminata nell'aprile del 2015, che ha colpito due persone su tre ed è stata la più estesa prima di quella sudamericana" spiega il dottor Henri-Pierre Mallet nell'introduzione dello studio da lui coordinato "poi li abbiamo correlati con i casi di microcefalia osservati nella stessa area geografica tra il settembre del 2013 e il luglio del 2015". Attraverso l'impiego di modelli matematici molto semplici i ricercatori francesi hanno valutato la probabilità che l'infezione da virus Zika durante la gravidanza possa causare microcefalia nel neonato.

"Tramite questo metodo" conclude il dottor Mallet "abbiamo verificato che l'infezione da virus Zika davvero aumenta la probabilità che il neonato sia affetto da microcefalia, sopratutto se avviene nel primo trimestre di gravidanza. La buona notizia, tuttavia, è che tale probabilità è di 1 caso su 100, dunque molto più bassa della probabilità di 1 caso su 3 calcolata da studi precedenti".

domenica 28 febbraio 2016

Scoperto antidoto contro fungo killer negli ospedali

antidoto
Ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Policlinico A. Gemelli di Roma, insieme a colleghi della Harvard University di Boston e del Policlinico Universitario di Losanna, hanno scoperto un potenziale “antidoto” contro un fungo killer- la Candida glabrata- che causa gravi infezioni con esito fatale nel 40% dei casi, colpendo soprattutto anziani e persone immunodepresse, specie se ricoverate in ospedale, e che è resistente alle terapie oggi disponibili.

Si tratta di una molecola battezzata col nome di “iKix1” e isolata da una libreria molecolare di 140 mila sostanze. La scoperta, resa nota sulla prestigiosa rivista “Nature” (2016 Feb 17. doi: 10.1038/nature16963 – l’articolo, pubblicato online la settimana scorsa, appena uscito nella versione cartacea dello storico periodico), si deve al gruppo di ricerca del professor Maurizio Sanguinetti, Direttore dell’Istituto di Microbiologia e Virologia dell’Università Cattolica di Roma, e al suo team (Riccardo Torelli e Brunella Posteraro), insieme ai gruppi di ricerca della Harvard University di Boston e del Policlinico Universitario di Losanna.

Helicobacter pylori, disponibile in Italia nuova capsula di Allergan

Helicobacter pylori
È ora disponibile in Italia, in associazione con omeprazolo, una capsula a tripla combinazione fissa (bismuto subcitrato potassio, metronidazolo e tetraciclina) per l’eradicazione dell’Helicobacter pylori. Lo ha annunciato oggi Allergan in occasione del 22esimo Congresso nazionale malattie digestive (Fismad, Aigo, Sied e Sige) in corso a Napoli.

sabato 27 febbraio 2016

Nuova arma per combattere Ebola

ebola virus
Anticorpi monoclonali ricavati da un superstite a un'epidemia di Ebola si sono dimostrati in grado di offrire una protezione quasi completa dall'infezione. A dimostrarlo è stato un gruppo internazionale di ricercatori che illustrano la scoperta in due articoli pubblicati su "Science".

Analizzando il sangue di un sopravvissuto all'epidemia di Ebola di 1995, Davide Corti dell'Università della Svizzera italiana a Bellinzona, e colleghi, ha scoperto che erano ancora presenti diversi tipi di anticorpi anti-Ebola, dimostrando che il sistema immunitario conservava ancora memoria del virus. Tre di questi anticorpi monoclonali hanno dimostrato una capacità di legarsi al virus del 25 per cento superiore a quella del cocktali di anticorpi monoclonali ZMapp, ottenuto da topi immunizzati, che attualmente è in corso di sperimentazione su esseri umani.

giovedì 4 febbraio 2016

Virus Zika Diagnosi e Terapia

Il virus Zika (ZIKV) è un RNA virus della famiglia Flaviviridae, genere Flavivirus, gruppo Spondweni, isolato per la prima volta nel 1947 da un primate in Uganda, nella Foresta Zika, riserva naturale vicino Entebbe.Negli ultimi anni la malattia si è poi diffusa in tutti i continenti, Europa inclusa.

Negli esseri umani provoca una malattia nota come "zika" o febbre Zika. Il virus è strettamente correlato a quelli che provocano la dengue, la febbre gialla, l'encefalite del Nilo occidentale e l'encefalite giapponese, tutti trasmessi principalmente da punture di insetto e pertanto definiti arbovirus.

Esso è trasmesso da numerose zanzare del genere Aedes, negli ambienti equatoriali soprattutto la Aedes aegypti e in quelli temperati la Aedes albopictus (zanzara tigre).

Trasmissione del virus

La Febbre Zika si contrae prevalentemente tramite punture di artropodi (zanzare), pur essendo possibile un contagio diretto attraverso emoderivati o per via sessuale, stante la presenza di virioni nel liquido seminale di uomini malati.È inoltre verosimile la possibilità di contagio materno-fetale, essendo stato trovato il virus all'interno della placenta e nel liquido amniotico di malate gravide, con conseguenti effetti teratogeni segnalati sull'embrione, soprattutto nel I trimestre di gravidanza.Principali serbatoi animali dell'infezione sono i primati, alcuni mammiferi (ippopotami, impala, elefanti, capre, pecore, alcefali, leoni, gnu, zebre) e i roditori.Durante la prima settimana di infezione, il virus Zika può essere isolato nel sangue del soggetto.

Molte specie di zanzara sono state identificate come vettori del virus, appartenenti ai generi Aedes, Anopheles, Mansonia, Eretmapodites.Nei climi caldi il vettore principale è costituito da A. africanus e A. aegypti e, in misura minore, da A. polynesiensis, A. unilineatus, A. vittatus e A. hensilli. Durante l'epidemia di Febbre Zika nell'Isola Yap nel 2007, l'Aedes hensilli venne identificata come principale vettore.Negli altri climi più temperati, la principale specie appare essere la zanzara tigre (Aedes albopictus), abbondantemente distribuita in tutto il mondo.

Nel mese di febbraio 2016 è stato riscontrato in Texas il secondo caso accertato di trasmissione del virus per via sessuale.

Patogenesi

Si ipotizza che l'infezione inizi dalle cellule dendritiche vicine al sito di inoculo, seguito da uno gruppo di linfonodi limitrofi e quindi attraverso il flusso sanguigno. In genere, i flavivirus si replicano nel citoplasma, ma l'antigene del virus Zika è stato trovato in nuclei della cellula infetta.

La malattia provocata da questo virus è asintomatica nel 25% dei casi, oppure determina una sintomatologia lieve, come nella Dengue, con cui può essere confusa.In tal caso, i sintomi possono essere febbre lieve, eruzioni cutanee (esantema), congiuntivite e dolore alla testa.L'infezione virale da virus Zika è in genere mite, con sintomi che durano solo pochi giorni. Non esiste una cura per la malattia. Il trattamento si concentra su come alleviare i sintomi.

La prevenzione e il controllo si basano sulla riduzione dello sviluppo di zanzare del genere Aedes e riducendo al minimo il contatto tra le zanzare vettori e le persone, per mezzo di barriere (come repellenti, zanzariere), riducendo i ristagni d'acqua che sostengono lo sviluppo delle larve di zanzara e riducendo, con disinfestazioni, lo sviluppo di popolazioni di zanzara adulta nelle comunità a rischio.

Diagnosi differenziale

La diagnosi differenziale va posta con le seguenti malattie: dengue, la leptospirosi, la malaria, rickettsia, streptococco di gruppo A, rosolia, morbillo, e il parvovirus, enterovirus, adenovirus, e le infezioni da alphavirus (Chikungunya, Mayaro virus, Ross River virus, Barmah Forest virus, O'nyong-Nyong virus e Sindbis virus).

I test diagnostici per il virus Zika sono: reazione a catena della DNA polimerasi - trascrizione inversa (RT-PCR) su siero. Gli IgM (anticorpi neutralizzanti) che si sviluppano, in genere, verso la fine della prima settimana di malattia virus specifica; essi sono in cross-reazione con i flavivirus correlati (ad esempio, dengue e febbre gialla), il virus è comune e può essere difficile da distinguere.

Complicanze

L'infezione da questo virus nelle donne gravide si ritiene che possa determinare nel nascituro casi di microcefalia e di malformazioni fetali. Nel 2015, nel nord del Brasile vi è stato un incremento molto importante dei casi di microcefalia, la cui causa sembra essere in stretta relazione con l'infezione da Zika virus nelle donne incinte.Il Center for Disease Control and Prevention di Atlanta, negli USA, nel gennaio 2016 ha emanato un allerta di livello 2 che riguarda le donne gravide o a rischio di gravidanza affinché, se possibile, evitino di recarsi nei paesi focolaio della malattia o assumano adeguate protezioni; i paesi a rischio sono: Brasile, Colombia, El Salvador, Guiana francese, Guatemala, Haiti, Honduras, Martinica, Messico, Panama, Paraguay, Puerto Rico, Repubblica Dominicana, Suriname, e Venezuela.

Inoltre, esiste una correlazione tra l'infezione con lo zika virus e la sindrome di Guillain-Barré.Sono stati trovati 74 casi di questa sindrome in pazienti infettati dal virus nella polinesia francese.

Ricercatori ritengono che questo virus potrebbe avere un certo impatto nella medicina trasfusionale.Lo European Centre for Disease Prevention and Control impone di posticipare di 28 giorni la donazione di sangue in donatori che hanno avuto i sintomi della malattia; mentre soltanto 14 giorni in chi ha viaggiato nei paesi a rischio.

Terapia

Non esiste nessun trattamento antivirale specifico per la malattia da virus Zika. Il trattamento è generalmente favorevole e include il riposo, fluidi, e l'uso di analgesici e antipiretici.A causa di simile distribuzione geografica, i pazienti con sospetta infezione da virus Zika anche dovrebbero essere valutati e gestiti come fossero affetti da una possibile infezione da virus dengue o da chikungunya. L'aspirina e altri farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) per tanto dovrebbero essere evitati, almeno fin tanto che la dengue viene esclusa come causa dei sintomi, ciò per ridurre il rischio di emorragia.

Le persone infettate con Zika, chikungunya, o virus della dengue dovrebbero essere assolutamente protetti per evitare ulteriore esposizione a zanzare durante i primi giorni di malattia ed evitare così che altre zanzare vengano infettate ciò per ridurre il rischio di trasmissione locale.